Coronavirus in Italia: l’epidemia si espande. “Alzare le misure”

Una via del centro di Bari durante la quarantena Covid-19.
Una via del centro di Bari durante la quarantena Covid-19. ANSA/ DONATO FASANO

ROMA. – Il trend dei casi è in “netta crescita” per la sesta settimana consecutiva e l’epidemia da Covid-19 in Italia si sta espandendo ulteriormente, con l’indice di trasmissibilità Rt che è salito a quota 1,16 e ben 11 Regioni in cui il tasso di occupazione delle terapie intensive ha superato la soglia critica del 30%. Il monitoraggio settimanale della Cabina di regia segnala un peggioramento del livello di rischio nel Paese e ribadisce la necessità di rafforzare le misure di contrasto al virus.

Un invito ad attuare una ulteriore stretta a fronte del dilagare del virus SarsCov2, e soprattutto delle sue varianti, che arriva mentre i dati giornalieri del bollettino del ministero della salute segnalano il preoccupante record di oltre mezzo milione di attualmente positivi (509.317) raggiunto nel nostro Paese.

Accelerano dunque i casi: sono 26.824 i positivi al test nelle ultime 24 ore (ieri erano 25.673), e le vittime sono state 380 (373 ieri). A preoccupare è anche, quindi, l’aumento del tasso di positività (rapporto positivi/test) che ha raggiunto il 7,2%% rispetto al 6,9% del giorno precedente, mentre diventa sempre più critica la situazione negli ospedali. In totale, in rianimazione ci sono ad oggi 2.914 persone e nei reparti ordinari i pazienti sono invece aumentati di 409 unità rispetto a ieri, portando il totale a 23.656.

Numeri che riflettono l’andamento dell’epidemia ed indicano come questa sia una fase di nuova e forte “espansione”. Lo dimostra anche il parametro dell’incidenza che nell’ultima settimana, come indica il monitoraggio, mostra una importante accelerazione toccando quota 225,64 casi per 100.000 abitanti.

Ma la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti, che impone il massimo livello di mitigazione possibile, è già stata superata nella Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Emilia-Romagna, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte e Lombardia.

Il quadro generale indica dunque un’Italia in cui dieci Regioni (contro sei la settimana precedente) hanno un livello di rischio alto, altre 10 hanno una classificazione di rischio moderato (di cui quattro ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e solo una (Sardegna) ha un rischio basso. Inoltre, in ben 16 Regioni l’Rt è maggiore di uno.

Da qui l’invito della Cabina di regia a rafforzare le misure di mitigazione nazionali, anche anticipando ulteriori interventi di contenimento nelle aree a maggiore diffusione e particolarmente laddove circolino le varianti sudafricana e brasiliana.

E’ cioè “importante – ha avvertito il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, alla consueta conferenza stampa al ministero della Salute per illustrare i dati del monitoraggio – intervenire in maniera decisa per contrastare la circolazione del virus, a fronte di un trend del contagio in netta crescita ed una curva in risalita da sei settimane, anticipando gli interventi dove necessario”.

Un maggior rigore anche considerando che, ha sottolineato, “pure i bambini da 10 anni in su hanno un’incidenza di casi che cresce e ci sono sempre più persone giovani che contraggono l’infezione”. Le varianti, ha rilevato inoltre il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, “hanno accelerato la velocità di circolazione del virus.

Abbiamo avuto un cambiamento qualitativo nell’epidemia. E quindi questo deve corrispondere, per forza, all’implementazione di interventi rapidi tempestivi ed efficaci”. Un elemento positivo è stato però evidenziato: si registra una diminuzione dei contagi tra gli anziani, nelle rsa e tra gli operatori sanitari e questo, ha concluso Rezza, “è un primo successo della strategia vaccinale, di cui si vedono i primi risultati”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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