L’Ue senza vaccini ha esportato 34 milioni di dosi

Una fiala con il vaccino della Oxford University/AstraZeneca.
Una fiala con il vaccino della Oxford University/AstraZeneca.

LONDRA. – L’Europa ha esportato finora oltre 34 milioni di vaccini anti-Covid verso 31 Paesi, inclusi 9,1 milioni alla Gran Bretagna, 954 mila agli Stati Uniti e 3,9 milioni al Canada.

Il dato filtra da un documento distribuito agli ambasciatori presso l’Ue a pochi giorni dalla decisione dell’Italia, avallata da Bruxelles in base al nuovo regolamento sull’export, di bloccare 250mila dosi di AstraZeneca verso l’Australia. Ed è destinato a far discutere.

In un continente che lamenta una carenza di vaccini en el pieno della polemiche con alcune case farmaceutiche accusate di non rispettare gli impegni assunti, sono numeri importanti, soprattutto se rapportati alla fotografia della situazione vaccinale europea: in tutta l’Ue finora sono stati distribuiti 55 milioni di sieri, mentre 42,7 sono state le somministrazioni, secondo gli ultimi dati dell’Ecdc.

Secondo il documento diffuso a Bruxelles e citato dalla Bloomberg inoltre, sono state 249 su 258 le richieste di export autorizzate.

In tutto questo la Gran Bretagna si gode il vantaggio accumulato su qualunque altro Paese europeo e rispedisce al mittente a muso duro le recriminazioni di chi è partito tardi o è rimasto indietro. Negando in tono categorico i sospetti del presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, secondo cui Londra e Washington avrebbero allungato il passo anche attraverso un blocco de facto dell’esportazione degli antidoti sfornati nei rispettivi territori.

“Il Regno Unito non ha bloccato un singolo vaccino o una componente” vaccinale, ha replicato il premier britannico Boris Johnson, arringando i deputati di Westminster durante il Question Time del mercoledì alla Camera dei Comuni.

“Siamo contrari al nazionalismo sui vaccini in ogni forma”, ha poi ribadito, intimando perentoriamente a Michel di ritirare le sue affermazioni. E rivendicando semmai i meriti del proprio governo sul fronte dell’efficacia di una campagna nazionale che ha già portato a “22,5 milioni” i sudditi di Sua Maestà vaccinati finora con una prima dose, incluse la quasi totalità dei più anziani e dei vulnerabili, e a oltre 24 milioni la dosi somministrate: con l’obiettivo d’arrivare a coprire l’intera popolazione adulta residente nel Paese al più tardi entro il 31 luglio.

Un vantaggio frutto solo, nelle precisazioni di Londra, della mmaggiore rapidità con cui il governo e l’agenzia del fármaco d’Oltremanica hanno saputo approvare i primi vaccini e chiudere i contratti con le aziende farmaceutiche coinvolte; oltre che – nel caso del siero AstraZeneca, sviluppato dall’università di Oxford – accollarsi gran parte del finanziamento iniziale della ricerca.

Le parole di Michel erano state del resto già bollate nelle ore precedenti come “completamente false”, in una lettera ad personam, dal ministro degli Esteri, Dominic Raab. Con tanto di successiva convocazione al Foreign Office dell’incaricata d’affari della delegazione Ue a Londra, Nicole Mannion, e richiesta formale d’una “correzione” pubblica di quanto dichiarato.

Correzione che nella sostanza è alla fine arrivata, almeno nei termini d’una frenata, da parte di un portavoce della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: il quale si è ben guardato dallo smentire Charles Michel, ma anche dal difenderne la sparata polemica.

E ha anzi ammesso come von der Leyen avesse in effetti avuto già da “qualche tempo rassicurazioni” da Johnson sul fatto che “il Regno Unito non stesse adottando alcuna misura” restrittiva “rispetto alla fornitura di vaccini all’Unione Europea”.

Incalzato dai giornalisti britannici su Michel, il portavoce s’è poi limitato a dire di non voler “commentare le dichiarazione di altri”.  Anche se in generale ha insistito nel giustificare la minaccia di un possibile stop dell’export degli antidoti di produzione europea da parte di Bruxelles in nome di una più vaga reciprocità verso il comportamento di altri imprecisati Stati.

“L’Ue – ha puntualizzato al riguardo – rifornisce ed esporta vaccini in tutto il mondo e questo non è sempre vero per tutti i nostri partner. Vogliamo continuare ad avere questo ruolo, ma a patto che le società farmaceutiche che hanno contratti con noi li rispettino in modo che tutta la catena di rifornimento globale resti aperta”.

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