Papa Francesco agli emigrati: “Tornate in Iraq se potete”

Papa Francesco durante la sua visita alla chiesa dell'Immacolata Concezione nella città di Qaraqosh (Baghdeda),in Iraq.
Papa FranImmaculate Conception (al-Tahira-l-Kubra), in the predominantly Christian town of Qaraqosh (Baghdeda), in Nineveh province, some 30 kilometres from Iraq's northern Mosul on March 7, 2021. ANSA/VATICAN MEDIA HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

CITTA DEL VATICANO. – “Il popolo iracheno ha diritto a vivere in pace, ha diritto a ritrovare la dignità che gli appartiene”. Lo ha detto il Papa nell’udienza generale ripercorrendo la sua “storica visita”, come lui stesso l’ha definita, in Iraq. La Mesopotamia “è culla di civiltà” ma le troppe guerre hanno sfigurato questa terra e travolto per generazioni la vita di un popolo.

“E che cosa l’ha distrutta? La guerra. Sempre la guerra è il mostro che, col mutare delle epoche, si trasforma e continua a divorare l’umanità – ha sottolineato Papa Francesco -. Ma la risposta alla guerra non è un’altra guerra, la risposta alle armi non sono altre armi”. Il Papa aggiunge: “Chi vende oggi le armi ai terroristi?”, “vorrei che qualcuno rispondesse”. “La risposta è la fraternità. Questa è la sfida per l’Iraq, ma non solo: è la sfida per tante regioni di conflitto e, in definitiva, per il mondo intero”, ha sottolineato Papa Francesco.

Poi ha lanciato un appello ai tanti emigrati iracheni che sono andati a cercare una vita migliore fuori dal loro Paese: “Pensando ai tanti iracheni emigrati vorrei dire loro: avete lasciato tutto, come Abramo; come lui, custodite la fede e la speranza, e siate tessitori di amicizia e di fratellanza là dove siete. E se potete, tornate”.

“L’occupazione dell’Isis – ha ricordato Papa Francesco nell’udienza generale – ha causato la fuga di migliaia e migliaia di abitanti, tra cui molti cristiani di diverse confessioni e altre minoranze perseguitate, specialmente gli yazidi. È stata rovinata l’antica identità di queste città. Adesso si sta cercando faticosamente di ricostruire; i musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee”.

Il Papa ha sottolineato tutta la sua gratitudine per questo viaggio, primo Papa nella storia a mettere piede sulla terra di Abramo, “segno di speranza dopo anni di guerra e terrorismo e durante una dura pandemia”. Parole nel segno di un cammino di fratellanza che comunque si rivela sempre in salita.

All’indomani della visita del Papa si apre infatti anche una polemica tra Turchia e Kurdistan iracheno sui francobolli celebrativi della visita di Papa Francesco in Iraq. Il ministero degli Esteri di Ankara ha denunciato la diffusione di affrancature celebrative che includono una mappa della regione in cui vengono comprese parti del confinante territorio del sud-est della Turchia a maggioranza curda.

Il governo di Erdogan ha accusato alcuni dirigenti curdo-iracheni di aver “sfruttato l’occasione per svelare le loro speranze di integrare i territori dei Paesi vicini” e ha invitato le autorità locali “a correggere rapidamente questo grave errore”.

(di Manuela Tulli/ANSA)