Da Delhi a Tunisi, le donne contro tutti i muri

Due donne passano davanti al murale femminista con i volti di Rigoberta Manchu e Rosa Parks a Madrid, in un'immagine d'archivio.
Due donne passano davanti al murale femminista con i volti di Rigoberta Manchu e Rosa Parks a Madrid, in un'immagine d'archivio. EPA/Ballesteros

ROMA.  – Una giornata senza confini geografici “per tutte le donne che saranno vincitrici e mai vittime” , come recita Amanda Gorman, la giovane poetessa divenuta sua malgrado protagonista della cerimonia d’insediamento di Joe Biden.

Nel pieno di una pandemia che non ha risparmiato colpi alle donne che stanno pagando il prezzo più alto in termini di perdita del lavoro – dal Messico all’India, dall’Afghanistan alla Francia, dal Libano ad Israele, dalla Grecia alla Tunisia  – la voce di tante si è levata all’unisono per dire basta ai femminicidi e per invocare una reale parità di genere finora negata.

“Non ci saranno mai muri abbastanza alti da impedire a donne organizzate di abbatterli” hanno scritto in MESSICO le protagoniste di una marcia per l’8 marzo trasformando la recinzione eretta per proteggere la sede del Governo  in un memoriale per le vittime di femminicidi, quasi 1.000 solo nel 2020.

In INDIA, oltre alle marce e sit-in in tutto il paese per ricordare le migliaia di vittime di stupro le donne hanno preso la leadership della protesta dei contadini contro le leggi di riforma del mercato alternandosi sui palchi della protesta.

In FRANCIA il femminismo è sceso in piazza a Parigi con il coro “Nos lèvres revoltées” che ha intonato i classici del repertorio femminista, da Anne Sylvèstre a Beyoncé, con la “speranza di seminare dei granelli nella testa di alcuni”.

Centinaia di persone hanno sfilato a Beirut, capitale del LIBANO, ricordando il contributo delle “donne che lottano” alla mobilitazione popolare in corso da un anno e mezzo nel paese piegato da una devastante crisi economica.

In GRECIA, le donne si sono date appuntamento davanti al Parlamento ad Atene, mentre in ISRAELE hanno manifestato contro la violenza domestica nel distretto dei tribunali con slogan come: “Mi rifiuto di essere la prossima”.

Se la TUNISIA ha riconosciuto l’importanza del ruolo delle donne nella lotta al covid, le tunisine hanno anche ricordato  le sofferenze di questo periodo, con un numero di casi di violenza senza precedenti.

Ed in AFGHANISTAN  è stato pubblicato un mrapporto che testimonia un vero e proprio esodo di giornaliste, costrette a lasciare il lavoro – negli ultimi mesi il 20% –  su mun’ondata di “uccisioni mirate”.

Se dalla Francia proprio oggi arriva la buona notizia che una donna, Coco, finora disegnatrice a Charlie Hebdo, diventerà la prima vignettista donna di un grande quotidiano francese, Libération, tra i più noti del Paese, dalla Spagna giunge l’eco che vicino a Madrid un grande murale che ritrae donne considerate emblemi della lotta femminista — come l’indigena guatemalteca Rigoberta Menchú o l’afroamericana Rosa Parks – è stato ricoperto da pittura nera e scarabocchi.

Il sindaco madrileno, José Luis Martínez-Almeida, ha promesso che il murale verrà restaurato. Ma la strada da fare per le donne, appare chiaro, è ancora lunga.

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