Agnelli all’Eca: “Calcio non sostenibile, cambiamo”

Il presidente dimissionario della Juventus Andrea Agnelli in una foto d'archivio.
Il presidente dimissionario della Juventus Andrea Agnelli in una foto d'archivio. (Juventus.com))

TORINO.  – Partite non competitive, giocatori stressati, perdita di incassi e rischio di vedere i tifosi allontanarsi. Alle prese con le conseguenze della pandemia, per Andrea Agnelli il calcio, come l’economia e la politica, sono “al bivio”: o si cambia, intercettando nuovi interessi e nuovi finanziamenti, o si implode.

É un invito a “pensare non a interessi particolari, ma collettivi” quello lanciato dal numero uno dell’Eca, in occasione della 25esima assemblea generale dell’Associazione dei club europei. Perché solo così, sostiene, è possibile “risolvere qualcosa”.

“Per quanto non siamo ancora al centro della crisi, siamo colpiti dagli effetti della pandemia. Anzitutto non abbiamo tifosi in quasi tutta Europa e i giocatori sono stressati fino al limite da un calendario molto contestato” è l’impietosa analisi del presidente della Juventus, che stima “attorno ai 6,5-8,5 miliardi” la perdita di incassi in due stagioni.

“Colpi sulle spalle dei club”, come li definisce, che pongono una serie di domande sulla sostenibilità dell’attuale modello del calcio.

La rotta è quella tracciata da Mario Draghi, neo premier italiano. “Se non ci muoviamo, rimarremo soli nella illusione di quello che siamo – dice Agnelli citando il presidente del Consiglio – nell’oblio di quel che siamo stati e nella negazione di quel che potremmo essere”.

Un appello ad agire, insomma, per non perdere i tifosi e, con loro, l’interesse di “alcuni grandi soggetti a livello finanziario”. Dalla fuga di notizie sull’interesse di Jp Morgan nella Superlega a quello che sta succedendo in Italia con la trattativa con i fondi. Esempi che Agnelli utilizza per invitare il calcio a fare in fretta a mettersi al passo con i tempi.

Rientra in questo contesto anche i possibili cambiamenti dal 2024 della Champions League, secondo il modello svizzero proposto dall’ex bianconero Van der Sar, ora ad dell’Ajax, che prevede 36 squadre, anziché le attuali 32, con una prima fase in cui ogni squadra ne affronterà altre dieci sorteggiate prima di passare alla eliminazione diretta. Una Super champions che assomiglia a quella Super Lega che tanto fa discutere.

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