La gloria fra le onde, Luna Rossa sfida New Zealand

L'equipaggio di Luna Rossa festeggia la vittoria, in un'immagine d'archivio
L'equipaggio di Luna Rossa festeggia la vittoria, in un'immagine d'archivio ( Gilles Martin-Raget / AFP)

ROMA. – Dall’alba di mercoledì, l’Italia tornerà a essere un Paese di navigatori, non solo di eroi, santi e artisti. Tutti uniti e accoccolati sotto le vele protettive di Luna Rossa che, nel mare di Auckland, praticamente in un “altro mondo”, lancerà la sfida agli “All Blacks” del mare.

New Zealand detiene l’America’s Cup, il più antico trofeo velico, e farà di tutto per tenerselo, dopo averlo (ri)strappato agli statunitensi di Oracle del potentissimo patron Larry Ellison, a sua volta giustiziere del team svizzero di Alinghi.

Era il 2017 e, nel mare di Bermuda, quella dei “kiwi”, sembrava un’impresa disperata, proprio come appare adesso l’obiettivo di Luna Rossa, se non fosse per l’inguaribile ottimismo dei latini che stride con il pragmatismo anglosassone.

La “ciurma” del capitano Max Sirena promette battaglia, assalti a ogni refolo di vento: più che tagliarle, le onde, questi monoscafi le sorvolano. E lo fanno a velocità supersonica, con punte che possono superare i 100 km/h (ben oltre i 50 nodi). La Luna schiera due timonieri, “Checco” Bruni e l’australiano James Spithill, detto “Spitbull”, per la grinta che esprime nelle fasi  i partenza; i “kiwi” si affideranno al proprio estro e alla profonda conoscenza di tutto quanto li circonda.

Più che barche, a vederle, sembrano automobili: mai come adesso il soprannome di Formula 1 del mare calza a pennello. Sono gli AC75 (75 piedi, appunto, ndr), le barche a vela realizzate per la campagna della 36/a America’s Cup che lotteranno nella sfida più antica a vela.

Questi monoscafi, lunghi esattamente 22,86 metri, dispiegano ali (foil) sottilissime, ma robuste, che garantiscono  prestazioni di alto profilo: per il loro utilizzo servono sofisticate trasmissioni di dati, ma soprattutto un sincronismo da batterista fra gli uomini dell’equipaggio.

É l’intelligenza artificiale adesso, assieme a quella umana, a dettare tempi e strategie. Furono proprio i neozelandesi a inventare questi monoscafi volanti, rivoluzionando un mondo che digerisce a stento i cambiamenti, salvo poi assimilarli, adeguandosi a un’evoluzione progettistica che è nel dna stesso della competizione sportiva.

Elettronica, ma non solo, strategie che vanno di pari passo con il fato e la casualità. A volte, per cambiare il mondo, basta uno sbuffo di Eolo e il gioco è fatto. Queste barche piacciono assai e garantiscono spettacolo. Gli equipaggi a bordo sono formati da 11 persone, cinque sul lato destro e cinque sul sinistro, con un uomo che si sposta a seconda delle esigenze.

Dai 960 a 990 chili il peso complessivo della barca, attrezzature e velisti compresi. Luna Rossa – che espone il guidone del Circolo della Vela Sicilia di Palermo, presieduto da Agostino Randazzo – è stato il primo team, il mese scorso, a mettere le mani sulla Prada Cup, che venne svelata tre anni fa a Montecarlo, in una tiepida sera d’autunno. Chi l’avrebbe mai detto che i “lunatici” sarebbero stati in grado di azzerare la concorrenza e di alzare sotto il cielo del golfo di Hauraki quella coppa?

“Basta crederci”, disse il patron Patrizio Bertelli, uno che la Coppa America se la sogna pure di notte e chissà cosa darebbe per portarla in Italia, dove non è mai approdata. Ma, a volte, i sogni da desideri possono trasformarsi in splendide realtà.

(di Adolfo Fantaccini/ANSA)

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