Barcellona: 6 italiani accusati di tentato omicidio

Scontri davanti la stazione della polizia nella Ramblas Barcellona.
Scontri davanti la stazione della polizia nella Ramblas Barcellona. ANSA/ALEJANDRO GARCIA

MADRID. – Hanno agito in modo “violento”, “organizzato” e mirato “contro la polizia”: così gli inquirenti catalani hanno descritto l’azione di gruppo di otto persone — tra cui sei italiani — arrestate sabato negli scontri verificatisi a Barcellona durante le proteste per l’arresto del rapper Pablo Hasél.

Le forze dell’ordine dicono che si tratta di individui legati a movimenti anarchici: oltre a danneggiare sportelli bancari, negozi e arredi urbani, sono stati loro — hanno denunciato i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana — a dare fuoco a un furgone della Guardia urbana con un agente all’interno, che poi è riuscito a scappare senza conseguenze.

Per tutti gli arrestati c’è adesso da parte dei Mossos l’accusa di tentato omicidio, appartenenza a gruppo criminale, disordini pubblici e danni alla proprietà. Domani i sei italiani — cinque ragazzi e una ragazza, di età comprese tra i 28 e i 35 anni — compariranno davanti al giudice per l’udienza di convalida dei fermi. Le altre due persone arrestate sono una cittadina spagnola e una francese.

Tra i sei fermati italiani c’è Sara Caterina Casiccia, una videomaker underground torinese conosciuta con il nickname “Tzara Kasjtcha”. Antropologa vicina al movimento delle case occupate, vive tra il capoluogo piemontese e Barcellona. Si occupa della produzione di film e videoclip, in particolare sul mondo del circo di strada. Gli altri nomi trapelati finora dalle indagini sono quelli dei tre squatter torinesi Luca Callegarini, Ermanno Cagnassone e Alberto Frisetti. Alcuni degli anarchici fermati sono noti alla polizia italiana.

Gli italiani arrestati erano in Spagna da tempo, si apprende da fonti a conoscenza delle indagini. Lunedì la polizia catalana ha perquisito due fabbriche occupate nelle località catalane di Canet de Mar e Mataró, “in presenza dei fermati”: secondo il quotidiano La Vanguardia, gli italiani si erano stabiliti nella prima delle due da almeno un mese.

Jordi Rodríguez, rappresentante del sindacato maggioritario della polizia locale di Barcellona, Sapol, ha sostenuto che tra gli obiettivi di gruppi violenti che si infiltrano nelle proteste di Barcellona come questo c’è quello di “uccidere un poliziotto”. Rodríguez ha aggiunto che il sindacato si costituirà parte civile nel processo ai responsabili di aver dato fuoco al furgone della Guardia Urbana.

Il consolato italiano a Barcellona, in accordo con l’ambasciata italiana a Madrid, è in contatto con la magistratura e gli inquirenti per prestare assistenza ai fermati.

Quella di sabato è stata solo l’ultima di una lunga serie di mnotti di proteste non solo nel capoluogo catalano ma anche in altre zone della Spagna partite dopo l’arresto di Hasél — condannato per apologia di terrorismo e ingiurie contro la mmonarchia — e sfociate poi in un crescente malcontento.

Questa tensione sociale ha provocato ripercussioni anche sul piano politico, in particolare in Catalogna, in una fase delicata in cui la regione, dopo le recenti elezioni, è impegnata in complicate trattative tra i partiti indipendentisti alla ricerca della formazione di un nuovo governo.

Trattative ulteriormente complicate dalle divisioni interne tra le varie forze in campo sulla condanna esplicita o meno delle violenze e il malessere della polizia catalana, che non si sente appoggiata a sufficienza dai responsabili politici. L’assessore all’Interno catalano, Miquel Sàmper, del partito indipendentista moderato Junts per Catalunya, ha indicato i giovani del partito separatista CUP tra i responsabili di incitare la violenza.

(di Francesco Rodella/ANSA)

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