Coronavirus in Italia: 15.146 casi e 391 morti. “Situazione piatta”

Persone con i volti coperti da mascherine sanitarie alla stazione Termini, Roma 1 giugno 2020.
Persone con i volti coperti da mascherine sanitarie alla stazione Termini, Roma 1 giugno 2020. ANSA/MASSIMOPERCOSSI

ROMA. – È ancora sostanzialmente immobile la situazione dell’epidemia di Covid-19 in Italia, da settimane la curva disegnata dai dati relativi ai nuovi casi si è appiattita e arrivano dalle province gli unici segnali che potrebbero annunciare un cambiamento, purtroppo con una tendenza alla risalita, secondo il monitoraggio settimanale della fondazione Gimbe. Emerge poi che l’attuale criterio con cui viene calcolato il tasso di positività di basa su un errore statistico e non riesce di conseguenza a dare un quadro realistico dell’epidemia.

I dati del ministero della Salute indicano che l’incremento dei casi positivi è stato di 15.146, il 17% in più in 24 ore: un numero che non si discosta in modo significativo da quelli registrati nelle ultime tre settimane. Anche il numero dei decessi è fermo su valori alti: nelle ultime 24 ore l’incremento è stato di 391, pari al 16%.

Continua a non subire variazioni anche il numero dei ricoverati nelle unità di terapia intensiva, che al netto dei 151 nuovi ingressi in 24 ore, rimane a 2.126. I ricoverati con sintomi sono 18.942 e i casi positivi sono complessivamente 405.019, con una riduzione di 5.092, mentre i guariti o dimessi sono 2.185.655, ossia 19.838 in più in 24 ore.

Fra le regioni è ancora una volta la Lombardia a registrare il maggiore incremento di nuovi casi in 24 ore, con 2.434, seguita da Campania (1.694), Emilia Romagna (1.345), Lazio (1.271), Toscana (1.248) e Piemonte (1.189). I 15.146 nuovi casi sono stati individuati grazie a 292.533 tamponi, sia molecolari sia antigenici rapidi, per un tasso di positività che risulta essere del 5,1%, un punto percentuale in più rispetto al giorno precedente.

Tuttavia questo calcolo è “fuorviante”, secondo il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Contiene infatti, secondo l’esperto, “una dannosa, ma eliminabile fonte di incertezza”. Secondo l’esperto le percentuali andrebbero calcolate separatamente.

Descrive una situazione stabile anche il monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana che va dal 3 al 9 febbraio: è stazionario il numero dei nuovi contagi da SarsCov2 rispetto alla settimana precedente, con 84.711 rispetto a 84.652.

Andando nel dettaglio, nella settimana scorsa i casi attualmente positivi hanno segnato una leggera riduzione, pari al 5%, (413.967 rispetto a 437.765); lo stesso calo si registrato nel numero delle persone in isolamento domiciliare (392.312 rispetto a 415.234) ed è stata confrontabile (meno 4%) la riduzione nei ricoveri con sintomi (19.512 rispetto a 20.317) e nelle terapie intensive meno 3%, con 2.143 rispetto a 2.214).

Sostanzialmente stabile, anche su numeri elevati, il numero dei decessi, che nell’ultima settimana sono stati 2.658, il 9% in meno. Si tratta di “una calma purtroppo solo apparente”, come rileva la stessa Fondazione. Il campanello d’allarme è nei dati relativi a 17 province di dieci regioni, nelle quali l’incremento percentuale dei nuovi casi supera il 5%. Aumenti marcati che, secondo gli esperti potrebbero essere le “spie rosse delle varianti che incombono”.

Per il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, “situazioni molto critiche come quelle dell’Umbria, dove le nuove varianti hanno determinato rapidamente un’impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive potrebbero improvvisamente esplodere ovunque”. Ecco perché, rileva, è fondamentale monitorare tutte le spie rosse per attuare tempestive strategie di contenimento.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

Lascia un commento