Frasi sessiste, lascia il numero 1 di Tokyo 2020

L'ex presidente del comitato delle Olimpiadi di Tokyo, l'83enne Yoshiro Mori., costretto a rinunciare dopo aver detto frasi sessiste.
L'ex presidente del comitato delle Olimpiadi di Tokyo, l'83enne Yoshiro Mori., costretto a rinunciare dopo aver detto frasi sessiste. (ANSA)

LONDRA.  – Rinviate causa Covid, falcidiate dalle esclusioni della “guerra mondiale” sul doping e ora decapitate anche ai vertici dell’organizzazione. Non nascono decisamente sotto una buona stella le prossimi Olimpiadi di Tokyo, investite in ultimo dallo scandalo che ha travolto Yoshiro Mori.

L’anziano ex primo ministro giapponese, presidente del Comitato promotore dei giochi, costretto a dimettersi per una raffica di frasi misogine deflagrate sui media di mezzo mondo come esempio d’una mentalità vetero-sessista non più perdonabile all’alba del 2021.

Mori, 83 anni, si era lasciato andare a borbottare sulla tendenza attribuita alla donne di “parlare troppo durante le riunioni”. Non senza ironizzare sull’incremento della presenza femminile nel board da lui guidato o aggiungere di confidare comunque che le sette donne cooptate comprendessero di Dover stare “al loro posto”.

Poi, preso di mira da un’ondata di polemiche, era stato lui a capire di doversi scusare, fra un inchino e l’altro, ma senza più poter riuscire a far rientrare il dentifricio nel tubetto. Fino all’inevitabile annuncio del passo indietro, anticipato nelle scorse ore dai media nipponici e ripreso a ruota da quelli del resto del pianeta. L’atto formale della rinuncia è atteso di fronte al direttivo del comitato, convocato in riunione straordinaria domani.

Il dibattito nelle ultime 24 ore si era fatto d’altronde rovente sulla scia delle valutazioni critiche espresse da uno dei principali sponsor dei Giochi, il colosso automobilistico Toyota, rendendo la situazione insostenibile.

Tanto più che la stessa governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, non aveva esitato ad annunciare il proprio boicottaggio di un meeting già fissato per il 17 febbraio con l’ex premier e con il presidente del Cio, Thomas Bach, a dispetto del fatto che il Comitato Olimpico Internazionale – dopo aver censurato le parole di Mori come “assolutamente inappropriate” e offensive per il grande pubblico e gli atleti, donne in testa – avesse inizialmente accettato di considerare chiusa la vicenda con la dichiarazione di scuse.

Dichiarazione che Mori, noto per la tendenza a fare gaffe già al tempo della sua stagione da capo del governo a inizio anni 2000, aveva tentato fra l’altro inutilmente di alleggerire in alcune interviste – citate oggi dalle Bbc – in cui riconosceva di essersi meritato “una lavata di capo” pure in casa: dalla moglie, dalla figlia e dalla nipote.

Il segnale decisivo verso un taglio netto è arrivato in ogni modo dal potente numero uno di Toyota, Akio Toyoda, che per bocca di un portavoce ha tenuto a far sapere di considerare le battutacce incriminate come qualcosa di “spiacevole” e “certamente non in linea con i valori in cui noi crediamo”.

Una sentenza di condanna inappellabile per il presidente del Comitato organizzatore che, scuse a parte, non aveva accennato fino a oggi alla prospettiva di gettare la spugna. Senza fare i conti con il dilagare di una protesta sfociata in pochi giorni nell’addio di oltre 500 volontari e volontarie impegnati nella preparazione dei Giochi in vista dell’estate.

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