Ance: investimenti crollati, Draghi parta da cantieri

Un cantiere della ricostruzione post sisma di Norcia.
Un cantiere della ricostruzione post sisma di Norcia. Archivio. ANSA / GIANLUIGI BASILIETTI

ROMA. – Il settore delle costruzioni non riesce a rialzarsi. Come benzina sul fuoco, il Covid ha annientato anche i primi segnali di ripresa del 2019, affossando ulteriormente un settore già piagato da 12 anni di crisi.

É il grido d’allarme dell’Ance che, preoccupata anche per il rischio che l’incapacità di spendere del nostro paese mandi in fumo le risorse del Recovery fund, guarda con speranza al presidente del consiglio incaricato Mario Draghi e suggerisce di mettere in cima all’agenda delle priorità il grande problema dello sblocco dei cantieri.  Dubbi invece sul superministero che unisca infrastrutture, energia e ambiente, ritenuto “non attuabile”.

Il 2020, rileva l’Osservatorio congiurale sull’industria delle costruzioni dell’Associazione dei costruttori, ha segnato un nuovo crollo degli investimenti in costruzioni: il lockdown di marzo e aprile e il perdurare dell’emergenza sanitaria, infatti, hanno ridotto gli investimenti del 10% (a 118.354 milioni di euro), spegnendo quei primi segnali di ripresa che si erano visti nell’anno precedente e determinando un “impatto pesantissimo” per un settore che dal 2008 ha già perso 137 mila imprese e visto i livelli produttivi ridursi di oltre un terzo.

Molti i segni meno, che vanno dal lavoro (-10% le ore lavorate, anche se il settore mostra dinamismo con un +2% dei lavoratori) al mercato immobiliare (-22% delle compravendite nei primi 6 mesi), con investimenti in calo in tutti i comparti dell’edilizia privata (che aveva iniziato a risalire) e nelle opere pubbliche (-2,5% e -11% dei bandi pubblicati).

Cresce anche il rischio finanziario per le imprese, con gli aiuti a sostegno della liquidità messi in campo dal Governo che stanno per esaurire i propri effetti. Qualche speranza potrebbe arrivare dal 2021, per il quale l’Ance stima un rimbalzo (+8,6% degli investimenti con un effetto sull’economia di quasi 2 punti di Pil) ma avverte anche che tutto dipende dall’apertura dei cantieri.

Ed è proprio da qui che bisognerà ripartire. “La prima cosa che chiederei al presidente Draghi è aprire subito i cantieri che sono bloccati da anni”, dice il presidente Gabriele Buia, che ripone molte speranze nel premier incaricato (“Penso che possa centrare gli obiettivi di cambiamento”) e quando lo incontrerà gli dirà di “essere coraggioso”.

La sfida infatti è grande, soprattutto con la partita del Recovery da impostare. La cronica “incapacità di spendere” dell’Italia rischia di ripercuotersi sulle risorse europee: con queste regole sarà realizzabile meno della metà del Piano, ribadisce Buia, sollecitando “quelle modifiche strutturali che ci chiede l’Europa”. Altro dossier per il nuovo Governo sarà anche quello del Codice degli appalti, che – sostiene l’Ance – va rivisto.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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