Nuove accuse al Lussemburgo, “cassa di ricchi e boss”

Sede del Parlamento Europeo.
Sede del Parlamento Europeo.

ROMA. – Una piccola ma miliardaria cassaforte nel cuore dell’Europa dove confluirebbero fondi di varia e talvolta dubbia provenienza: sette anni dopo le rivelazioni di LuxLeaks, il Lussemburgo finisce di nuovo al centro della cronaca per le sue pratiche fiscali.

Misure che oltre a danneggiare gli altri Paesi europei privandoli delle entrate provenienti dalle tasse, lo renderebbero un paradiso per ricconi, multinazionali ma anche boss della malavita desiderosi di mettere in sicurezza il loro patrimonio.

L’inchiesta OpenLux, capitanata dal quotidiano francese Le Monde insieme ad altre sedici testate europee – tra cui la belga Le Soir e la tedesca Süddeutsche Zeitung – cerca di fare luce sulle circa 140 mila tra società, fondi e fondazioni attive, una ogni quattro abitanti, ospitate dal Granducato.

Solo per la metà di esse si conosce la reale identità del proprietario e, scrive Le Monde, sul registro appaiono diverse “figure discutibili” come un trafficante di armi, un boss della criminalità russa o persone legate alla ‘ndrangheta, che avrebbero spostato lì i loro profitti per occultare le proprie attività. Nove società registrate su dieci risultano appartenere a non residenti.

Secondo i calcoli citati da OpenLux, tra il 2018 e il 2019 sono stati trasferiti in società offshore in Lussemburgo 6.500 miliardi di euro di attività, più di 100 volte il Pil registrato nel 2019 dell’intero Paese, che conta 600 mila abitanti. “Queste società fantasma senza uffici o dipendenti sono state create da miliardari, multinazionali, atleti, artisti, politici di alto rango e persino famiglie reali”, riporta il quotidiano francese.

Senza circostanziare con ulteriori dettagli, Le Monde cita anche presunti fondi che la Lega avrebbe fatto arrivare nel Paese e oggetto di inchiesta in Italia.

La smentita del governo guidato dal liberale Xavier Bettel non si è fatta attendere: “La legislazione lussemburghese è pienamente conforme a tutte le normative europee e internazionali”, si legge in una nota diffusa dall’esecutivo.

La vicenda è finita anche sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles: la Commissione europea – hanno fatto sapere dall’esecutivo comunitario – sta analizzando i dati emersi dal lavoro giornalistico per valutare eventuali azioni da intraprendere. Tenendo conto che il meccanismo del semestre europeo già prevede una serie di raccomandazioni per alcuni Stati membri, tra cui il Granducato, sul riciclaggio di denaro e sui sistemi di tassazione.

“Il Lussemburgo rimane un paradiso fiscale dannoso per i suoi partner” europei, “privandoli di entrate fiscali”, attacca invece il gruppo dei Verdi al Parlamento Ue. “Sono disgustato dall’indecenza fiscale che ancora prevale in Europa, nonostante i ripetuti scandali”, commenta il francese Damien Careme, membro della commissione sulle frodi fiscali dell’Europarlamento.

 

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