ROMA. – Molti negozianti non ricordano un anno così difficile come il 2020 della pandemia. L’Istat stima un calo del 5,4% per le vendite al dettaglio, nei dodici mesi, il peggiore da almeno dieci anni.
Il crollo è a due cifre per i negozi non alimentari, in gran parte chiusi durante il lockdown e nelle zone rosse, con un -12,2%. Mentre il commercio elettronico prende il sopravvento, con un aumento del 34,6% nel 2020.
Vengono diffusi anche i dati dell’ultimo trimestre dell’anno, che indicano come la crisi dei consumi non sia alle spalle. Le vendite diminuiscono dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, nonostante un recupero parziale a dicembre (+2,5% rispetto a novembre 2020 ma -3,1% dal 2019).
Il Natale non sfugge, così, alla spending review delle famiglie che, in cerca di risparmi, si rivolgono sempre più al web e ai discount alimentari. I negozi della super-convenienza registrano un balzo delle vendite del 15,7% rispetto a dicembre 2019, la crescita maggiore da un decennio.
L’andamento degli acquisti racconta bene la nuova normalità della pandemia. I consumi sono in calo per quasi tutte le tipologie di beni, tranne i prodotti per l’informatica e le telecomunicazioni (+15,3%), fondamentali per il lavoro e le lezioni da casa, e sempre più vitali anche per il tempo libero.
Registrano piccoli aumenti anche i prodotti che hanno a che fare con la casa e con la riorganizzazione degli spazi, ora che vi si passa molto più tempo: quindi utensili e ferramenta (+2,3%) e mobili e arredamento (+0,5%). Mentre è profondo rosso per vestiti (-23,4%), calzature e articoli da viaggio (-14,6%), in un periodo povero di occasioni sociali.
Del resto, la crisi preme sugli italiani. Secondo un’analisi del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti, il Covid costa in media 5.420 euro a testa, nel 2020, tra calo del Pil pro-capite (2.371 euro) e aumento del debito pubblico.
Mentre il sostegno statale medio è di 1.858 euro, molto meno che in Germania (4.414), in Francia (2.677) o negli Stati Uniti. Ne deriva un impoverimento che rende più fosche le prospettive anche per i consumi. Il presidente di Coop Italia e Ancc-Coop, Marco Pedroni, si aspetta un calo delle vendite nella rete fisica della grande distribuzione anche nel 2021, del 2,6%.
Le attese delle associazioni del commercio sono tutte al ribasso. Confesercenti vede le “ombre della recessione” che si proiettano anche per tutto il 2021, dopo che la crisi si è abbattuta soprattutto su negozi e mercati. L’ufficio studi di Confcommercio parla di “eredità fortemente negativa”, con rischi “concreti” di moltissime chiusure. E Federdistribuzione si prepara a una crisi “ancora lunga” e chiede incentivi ai consumi.
Dal fronte dei consumatori, Codacons e Unc puntano il dito contro la stretta di Natale per frenare i contagi. “Le famiglie hanno ridotto i consumi come effetto delle misure anti-Covid”, afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. Mentre il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, definisce “scellerata” la decisione di continuare a tenere chiusi i centri commerciali, nei giorni festivi e prefestivi.
(di Chiara Munafò/ANSA)