A dicembre giù occupati, Cgil rischio bomba sociale

Una manifestazione di disoccupati in un'immagine d'archivio.
Una manifestazione di disoccupati in un'immagine d'archivio. ANSA CLAUDIO PERI

ROMA. –   Torna a calare l’occupazione a dicembre anche a causa delle restrizioni per fronteggiare il rischio di contagio da Covid 19 mentre cresce il tasso di disoccupazione: nel mese – secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat – gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità su novembre e di 444.000 su dicembre 2019 con un calo significativo soprattutto per i rapporti di lavoro a termine e per i lavoratori autonomi mentre gli occupati stabili crescono.

Questo andamento è stato possibile grazie al largo utilizzo della casa integrazione con causale Covid e al blocco dei licenziamenti e proprio sulla proroga di queste misure insistono i sindacati, preoccupati per la crisi sociale che si potrebbe avere in primavera con la fine di queste misure.

La Cgil ha parlato di rischio di “bomba sociale”, ma tutte le sigle hanno espresso preoccupazione sulla situazione del mercato del lavoro in un’economia ancora fortemente rallentata dalle limitazioni imposte dal Governo per prevenire il contagio e chiesto la proroga del blocco dei licenziamenti. Rispetto a febbraio gli occupati in meno sono 420.000.

Gli occupati a dicembre sono 22.839.000 (444.000 in meno su base tendenziale, -1,9%). Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni si attesta al 58% con un calo di 0,2 punti su novembre e di 0,9 punti  su dicembre 2019.

Il tasso di disoccupazione a dicembre sale al 9% (+0,2 punti su novembre, -0,6 punti su base tendenziale). I disoccupati sono 2.257.000, 222,000 in meno rispetto a dicembre 2019, ma il dato sconta la forte crescita degli inattivi. Molte persone infatti hanno smesso di cercare attivamente lavoro convinte di non trovarlo e sono uscite dal mercato.

Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono 13.579.000 (482.000 in più rispetto a dicembre 2019 e 42.000 in più su novembre). Ma il dato è rilevante soprattutto nella fascia under 50. Tra i 25 e i 49 anni sono inattivi oltre 4,4 milioni di persone nel complesso, 258.000 in più rispetto a dicembre 2019.

Per i giovani il tasso di disoccupazione sale al 29,7% (+0,3 punti).

La pandemia ha colpito in particolare il lavoro a termine, non protetto dal blocco dei licenziamenti avendo comunque una scadenza, e il lavoro indipendente, concentrato nei servizi che sono il settore che ha sofferto di più per le nuove limitazioni e il mancato afflusso di turisti.

A dicembre gli occupati indipendenti sono diminuiti di 79.000 unità rispetto a noviembre (quindi quasi i quattro quinti dei 101.000 occupati in meno complessivi) mentre hanno perso 209.000 unità su dicembre 2019.

Per il lavoro dipendente a termine si sono registrati 393.000 occupati in meno mentre i dipendenti permanenti sono cresciuti con 158.000 persone al lavoro in più rispetto a dicembre 2019.

Il calo dell’occupazione ha penalizzato soprattutto le donne e i giovani, per lo più concentrati nei settori più colpiti e con i contratti più precari. Su 101.000 posti persi in un mese 99.000 hanno riguardato le donne e su 444.000 occupati in meno in un anno 312.000 erano donne, quindi circa tre su quattro.

Se si guarda alle fasce di età i giovani tra i 15 e i 24 anni hanno perso il 13,4% degli occupati mentre gli over 50, la fascia più garantita da contratti stabili, sono cresciuti del 2,3%. In pratica gli under 25 hanno perso 167.000 posti e gli over 50, anche grazie all’effetto demografico, sono 197.000 in più.

“Dobbiamo coprire le spalle ai lavoratori – ha detto la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan – attraverso la casa Covid e il blocco dei licenziamenti, non in modo selettivo, come propone Confindustria, Dobbiamo pensare a rilanciare il Paese e a creare le condizioni per dare più tranquillità ai lavoratori”, ha detto, evitando il rischio di “conflitti sociali”.

I dati Istat sull’occupazione a dicembre “non sorprendono” la Cgil che chiede con la segretaria confederale Tania Scacchetti di prorogare il blocco dei licenziamenti per evitare il “rischio sempre più imminente di bomba sociale”. La richiesta arriva anche dalla Uil che parla di “febbre alta” per il mercato del lavoro. La Confcommercio segnala che il calo congiunturale è il peggiore dal lockdown e rimarca le difficoltà degli indipendenti.

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