Navalny alla sbarra, rischia oltre tre anni di carcere

L'attivista oppositore russo Alexei Navalny in una foto d'archivio di dicembre 2019.
L'attivista oppositore russo Alexei Navalny agli arresti, in una foto d'archivio EPA/SERGEI ILNITSKY

MOSCA.  – Un giorno di tregua, prima della resa dei conti. Alexey Navalny comparirà domani presso il tribunale distrettuale Simonovsky di Mosca per l’udienza che dovrà decidere se commutare la condizionale in oltre tre anni di carcere vero.

La Procura generale, tanto per far capire l’aria che tira, si è detta favorevole. Lo staff dell’oppositore aveva annunciato in precedenza “proteste” nell’area del tribunale ma per ora non sono arrivate chiamate precise. La tensione, ad ogni modo, è palpabile.

Il conteggio dei fermi alle manifestazioni di ieri continua a salire e ha sfondato quota 5.400, un vero e proprio record. Intanto iniziano a fioccare i procedimenti penali – ben più pesanti degli arresti amministrativi – nei confronti di chi è sceso in piazza (e magari ha spintonato un poliziotto nella foga delle repressioni).

Ma la tattica, oltre al manganello, prevede pure qualche zuccherino qua e là. Yulia Navalnaya, diventata suo malgrado sempre di più una figura chiave delle proteste, ha rimediato solo una multa da 210 euro per aver manifestato. Altro trattamento per la veterana Kira Yarlish, portavoce di Navalny: a lei il giudice ha dato i domiciliari fino al 23 di marzo.

Il Cremlino, dal canto suo, sostiene che la mano dura della polizia è “legale e giustificata” quando ha a che fare con “teppisti e provocatori”, come “in alcuni casi” riscontrati ieri. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha poi assicurato che Mosca non “si cura” delle valutazione di Washington e “non accetta” lezioni da parte degli Usa.

Parole che hanno suscitato ben presto la reazione del neo segretario di Stato Usa Antony Blinken. “Il governo russo – ha detto in un’intervista a Nbc – fa un grande errore se crede che questo riguardi noi. Riguarda loro, il governo, la frustrazione del popolo russo verso la corruzione, l’autocrazia”.

Su questo punto la valutazione politica è stata lasciata all’ex leader del Cremlino Dmitry Medvedev, improvisamente tornato alla ribalta dei media dopo un lungo silenzio a seguito della “scarriera”, da premier a vice presidente del Consiglio di Sicurezza. “Navalny – ha tuonato – è una canaglia che impiega tattiche sconsiderate per arrivare al potere, con tecniche sempre più ciniche”. Una valutazione mirata più al pubblico interno che a quello estero.

L’Occidente, infatti, è sempre più a disagio con quanto sta accadendo in Russia. Parigi, ad esempio, ha formalmente chiesto alla Germania di abbandonare il progetto Nord Stream 2, il raddoppio del gasdotto che a breve (è stato realizzato al 95%) aumenterà le forniture di metano russo. Berlino ha sempre cercato di proteggere l’opera, ma non è detto che possano esserci dei colpi di scena.

In questo senso la visita dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, prevista per giovedì e venerdì, potrebbe assumere un’importanza superiore a quella del mero protocollo. Il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) ha fatto sapere di essere in contatto con il team di Alexey Navalny per capire se Borrell potrà incontrarlo. La situazione insomma è fluida ma rischia di avvitarsi in ogni momento.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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