Alta tensione in Polonia, l’aborto diventa illegale

epa08849222 Participants of the demonstration under the slogan 'In the name of mother, daughter, sister' in Warsaw, Poland, 28 November 2020. The demonstration on the 102nd anniversary of women's electoral rights was organized by the National Women's Strike against the aggression of state services. EPA/ANDRZEJ LANGE POLAND OUT

ROMA. – Torna a livelli di guardia la tensione in Polonia. Il governo ha annunciato oggi la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale della controversa sentenza della Corte costituzionale polacca che impone un divieto quasi totale dell’aborto.

Immediata la replica del gruppo di protesta Women’s Strike, che ha convocato una manifestazione di massa proprio davanti alla sede della Corte Costituzionale e in 20 città del Paese.

Allo stesso tempo sono state pubblicate le motivazioni della sentenza, secondo cui l’interruzione della gravidanza è ammissibile solo se c’è un’alta probabilità di danni irreversibili o letali al feto, se la vita della madre è in pericolo e nei casi di incesto e di stupro.

La Corte aveva raggiunto la sentenza il 22 ottobre scorso, innescando dure proteste, con centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, scese in strada in tutte le maggiori città della Polonia, per giorni, nonostante le restrizioni dovute al coronavirus.

La dimensione della protesta ha allarmato anche l’episcopato, che ha visto per la prima volta nella storia polacca dei giovani interrompere le cerimonie religiose per contestare il forte legame fra la Chiesa e l’attuale apparato di potere. Il governo aveva pertanto dovuto far ricorso all’esercito e ritardare la pubblicazione della sentenza.

Sulla vicenda nel novembre scorso  è intervenuto anche il Parlamento europeo, affermando in una risoluzione che rendere illegale l’aborto nei casi di gravi e irreversibili malformazioni fetali “mette a rischio la salute e la vita delle donne”, poiché la maggior parte degli aborti legali in Polonia, fino al 96 per cento, viene praticata per queste ragioni.

Julia Przylebska, presidente della Corte costituzionale polacca, ha però prontamente replicato denunciando la risoluzione del Pe come “un tentativo senza i precedenti d’interferenza nelle questioni interne del sistema politico polacco, che non sono regolate nei trattati europei”.

E oggi, infine, l’esecutivo ha annunciato il passo decisivo che di fatto fa entrare in vigore il divieto quasi totale dell’aborto, in virtù di una sentenza che è in linea con le politiche del partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) che guida la coalizione di governo. Un annuncio che getta nuova benzina sul fuoco delle proteste mai sopite.

“Esprimete la vostra rabbia oggi come meglio ritenete”, ha esortato poco dopo in conferenza stampa Marta Lempart, leader dello Sciopero delle donne, la piattaforma che unisce diversi movimenti di tutta la Polonia.

“Si annuncia una notte difficile”, ha detto Klementyna Suchanow, un’altra organizzatrice di Women’s Strike, affermando che “tutta la Polonia si sta mobilitando, non solo a Varsavia. Siamo pronte!”.

Borys Budka, segretario del partito di opposizione Piattaforma civica, ha dal canto suo sostenuto che la decisione di pubblicare proprio oggi l’attesa motivazione scritta della Corte è dovuta alla necessità di coprire il caos creato dal governo intorno alle vaccinazioni contro il Covid-19.

(di Stefano de Paolis/ANSA)

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