WASHINGTON. – “Missing”, scomparso, non pervenuto nel suo primo giorno da ex presidente degli Stati Uniti. Da quando è arrivato nel suo buen retiro in Florida, a West Palm Beach, Donald Trump è sparito dai radar, chiuso dentro la residenza dorata di Mar-a-Lago attorniata dagli agenti del Secret Service, con le strade contigue off limits anche per i residenti.
Nessuno a oltre 24 ore dall’approdo del tycoon lo ha più visto in pubblico, nemmeno sui vicini campi da golf dove spesso ama rilassarsi o parlare di lavoro tra una buca e l’altra del green.
Il suo silenzio in queste ore appare assordante, acuito dall’assenza sui social dai quali è stato bandito. Niente tempesta di tweet, dunque, zero interviste, nessun commento sull’ingresso di Joe Biden alla Casa Bianca o sui primi decreti della nuova amministrazione, tesi a rottamare subito e il più possibile la sua eredità.
Ma è difficile pensare che in queste ore Trump se ne stia con le mani in mano, unicamente preso a elaborare il lutto, a farsene una ragione per quel ruolo da leader più potente della Terra ricoperto fino al giorno prima e ora svanito nel nulla.
Medita sul suo futuro The Donald, e circondato dai fedelissimi rimastigli attorno cerca di capire se il Patriot Party, il partito personale a cui da tempo sta pensando, è un’idea percorribile in vista delle presidenziali del 2024. “Non ha ancora deciso se ricandidarsi”, assicura Jason Miller, il suo consigliere, la sola voce che in queste ore arriva dall’entourage dell’ex Commander in chief, se si esclude qualche tweet di Donald Junior.
A rendere incerte le prossime mosse di Trump la partita aperta in Congresso per il suo impeachment, con un proceso nell’aula del Senato che potrebbe concludersi con la radiazione da ogni futuro incarico pubblico e istituzionale, rendendogli impossibile correre ancora per la Casa Bianca. Così con collaboratori e legali studia meticolosamente le carte, mentre con i consiglieri valuta il piano B, quello che potrebbe vedere la figlia Ivanka o il primogenito Donald farsi avanti in politica.
Ma c’è un’altra grossa grana che preoccupa l’ex presidente: lo stato delle sue finanze e i danni inflitti dalla pandemia all’impero di famiglia, già aggravato dai debiti. Nell’ultimo anno le entrate legate alle sue proprietà sono crollate e dal 2017, quando si insediò alla Casa Bianca, il suo reddito complessivo si è quasi dimezzato. Resort, casinò e golf club sono in crisi. In particolare i prestigiosi hotel di Washington e Las Vegas sono sull’orlo della bancarotta.
Come emerge dalle ultime dichiarazioni finanziarie presentate in questi giorni, nel 2020 sono precipitati gli incassi del Trump Hotel di Washington (da 40,5 a 15,1 milioni di dollari) e le vendite legate alle attività del Trump Hotel di Las Vegas (da 23,3 a 9,2 milioni).
Buco anche per il Doral Golf Resort di Miami, che ha incassato 30 milioni di dollari in meno. E non va meglio per i campi da golf che Trump possiede in Scozia e in Irlanda. L’unica proprietà dell’impero che per ora sembra salvarsi dalla crisi è proprio il resort di Mar-a-Lago, la sua nuova casa ma non più Casa Bianca d’Inverno.
(di Ugo Caltagirone/ANSA)