Mosca avverte Navalny: “Non permetteremo le proteste”

La dissidente russa Lyubov Sobol,.
La dissidente russa Lyubov Sobol,. EPA/SERGEI ILNITSKY

MOSCA. – Il Cremlino ha cominciato a soffocare le proteste contro l’arresto di Alexiei Navalny ancora prima del loro inizio. Il vice ministro dell’Interno Aleksandr Gorovoi ha lanciato un chiaro avvertimento a tutti coloro che sabato intendono scendere in piazza per chiedere la scarcerazione dell’avversario numero uno di Putin: la polizia russa, ha detto, non permetterà “manifestazioni non autorizzate nelle strade e nelle piazze delle città in nessuna parte del Paese”.

Poco dopo, gli agenti hanno fermato e portato in commissariato almeno due dei più stretti collaboratori di Navalny. Una è Lyubov Sobol, la legale del Fondo Anticorruzione di Navalny e madrina delle proteste antigovernative del 2019. “È stata trascinata fuori dalla mia auto e arrestata”, ha spiegato il suo avvocato.

Navalny è finito in manette domenica sera, non appena ha rimesso piede in Russia dopo un avvelenamento per il quale si sospettano proprio i servizi segreti di Mosca. Il suo caso sta rendendo sempre più tesi i già difficili rapporti tra Russia e Occidente, e oggi il Parlamento europeo ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato dell’oppositore e di tutte le altre persone fermate invitando i Paesi Ue a “inasprire sensibilmente le misure restrittive dell’Unione nei confronti della Russia” anche con nuove sanzioni contro “persone fisiche e giuridiche”.

Per l’avvelenamento di Navalny, l’Ue ha già sanzionato sei pezzi grossi dell’apparato statale russo, compreso il direttore dei servizi di sicurezza (Fsb) Aleksandr Bortnikov. Ora la lista si potrebbe allungare.

Ma il Parlamento europeo stavolta ha aumentato la posta in gioco e ha chiesto di “interrompere immediatamente il completamento” del Nord Stream 2: il gasdotto progettato per raddoppiare il flusso di metano russo che giunge in Germania attraverso il Baltico.

Praticamente tutti i maggiori Paesi occidentali hanno chiesto compatti la liberazione di Navalny, sulla cui testa pendono diversi guai giudiziari ritenuti di matrice politica e che rischia di trascorrere diversi anni dietro le sbarre. Al Cremlino però sembrano decisi a tirare dritto.

La repressione corre anche lungo la rete internet sotto forma di censura: i giovani russi hanno infatti inondato TikTok di video in cui si dicono pronti a protestare, anche a rischio di essere arrestati, e l’agenzia governativa che controlla le comunicazioni ha reagito chiedendo a tutte le piattaforme di rimuovere “i materiali che incitano gli utenti minorenni a partecipare a dimostrazioni di massa illegali”, minacciando altrimenti multe salate fino a 45.000 euro.

Poi la procura generale ha calato il carico ordinando di limitare l’accesso ai siti web che invitano alle “azioni illegali del 23 gennaio”, ovvero alle manifestazioni chieste da Navalny poco prima di essere sbattuto in galera.

Su internet comunque Navalny continua a battere Putin. Il dissidente, ignorato dalla tv di Stato, ha tante volte colpito il Cremlino e i suoi alleati con le video-inchieste web del suo Fondo Anticorruzione. L’ultima è stata pubblicata quando Navalny era già dietro le sbarre e accusa Putin di avere una mega villa da mille e una notte sul Mar Nero, realizzata con fondi ottenuti illegalmente e costata oltre un miliardo di euro.

Il Cremlino smentisce, ma il video è diventato popolarissimo e, secondo la portavoce di Navalny, è stato visto da 40 milioni di utenti in meno di 48 ore.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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