Le Camere ostaggio della crisi, Commissioni in bilico

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso delle dichiarazioni in aula.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso delle dichiarazioni in aula. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – L’esame delle leggi in Parlamento rischia di rimanere bloccato. La maggioranza, dopo l’apertura della crisi da parte di Italia Viva, infatti non ha i numeri per approvare i provvedimenti in due commissioni alla Camera, Giustizia e Difesa, e ben in sette commissioni in Senato, dalla Affari costituzionali alla Bilancio. Gli equilibri potrebbero cambiare solo con la formazione di un gruppo autonomo che porterebbe a ridisegnare le presenze anche nei ‘parlamentini’.

Il quadro più difficile è quello di Palazzo Madama: contando in maggioranza i due senatori azzurri che hanno votato l’ultima fiducia al premier, Rossi e Causin, le forze che sostengono il governo sopravanzano le opposizioni solo in 7 commissioni e in alcune delle più importanti a conti fatti si andrebbe a un pareggio, che in Senato è pari ad una sconfitta.

“In caso di parità di voti, la proposta si intende non approvata”, recita infatti il regolamento. La speranza, in parte, è dunque appesa alle scelte dei singoli senatori, quelli di Iv in particolare: nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama a fare la differenza potrebbe essere il senatore di Iv Grimani, così come in Bilancio gli occhi sono puntati sul senatore di Italia Viva Comincini.

Più difficile spuntarla in commissione Giustizia sia alla Camera che al Senato, dove peraltro la guida è leghista: a Montecitorio al momento il tabellone consegna il pareggio, insufficiente a portare a casa i provvedimenti, e al Senato il risultato è addirittura 12 a 13 a favore del centrodestra.

Alla Camera la maggioranza soffre nella commissione Affari costituzionali, dove si esamina tra l’altro la legge elettorale: anche se Iv si saldasse con la minoranza, potrebbe farcela per il rotto della cuffia qualora Riccardo Magi votasse con i partiti di governo (si finirebbe 24 a 23).

Uno scarto di un voto anche in commissione Finanze, dove però il presidente è il renziano Luigi Marattin, che per prassi però non vota. Sempre a guida di un’esponente renziana, Raffaela Paita, anche la commissione Trasporti dove per riuscire nell’impresa la maggioranza deve poter contare su 4 voti del gruppo Misto, tra esponenti di Centro democratico ed ex 5S.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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