Coronavirus in Italia: curva stabile, 13.571 casi e 524 decessi

Controlli anti-Covid della Polizia alla stazione ferroviaria a Napoli..
Controlli anti-Covid della Polizia alla stazione ferroviaria a Napoli.. ANSA/CESARE ABBATE

ROMA. – La curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia è stabile, come continua a esserlo ormai da almeno tre settimane, con un incremento di casi giornaliero che oscilla fra 10.000 e 20.000 e senza alcun segnale di cambiamento; nel frattempo il nuovo criterio di conteggio che somma i tamponi antigenici rapidi ai molecolari viene considerato sempre più dagli esperti molto poco utile.

I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore sono stati 13.571, identificati grazie a 279.762 test, fra rapidi e molecolari, con un tasso di positività pari al 4,9% contro il 4,1% del giorno precedente.

L’incremento rispetto al giorno precedente è stato del 29%. In leggero calo i ricoveri nelle unità di terapia intensiva, 26 in meno rispetto al giorno precedente (l’1% in meno) e i nuovi ingressi sono stati 152, per un totale di ricoverati di 2.461. Più marcato il calo dei ricoveri nei reparti Covid-19, con 230 in meno, per un totale di 22.469. Sempre alto il numero dei decessi, 524 in più in 24 ore, con un calo del 13% rispetto ai 603 del giorno precedente.

Fra le regioni la Lombardia registra l’incremento maggiore di casi, con 1.876, seguita da Sicilia (1.486), Veneto (1.359), Lazio (1.281), Puglia (1.159) ed Emilia Romagna (1.090) “I contagi continuano a oscillare fra 10.000 e 20.000 unità al giorno e si mantengono stabili ormai da 3-4 settimane a questa parte.

L’andamento conferma che c’è stata una flessione della curva epidemica, ma non stiamo parlando di variazioni importanti”, osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche” e del network di comunicazione della scienza “giorgiosestili.it”.

Molto probabilmente, prosegue, “stiamo ancora vedendo gli effetti delle chiusure natalizie”, come indica anche il CovIndex, l’indice ispirato al parametro Rt, ossia l’indice di contagiosità calcolato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ma aggiornandolo con dati più recenti. Il CovIndex, accessibile dal sito CovidTrends, è attualmente pari allo 0.76, mentre l’indice di Rt dell’ultimo monitoraggio era 1,01.

“Vale a dire che potrebbe esserci addirittura una decrescita e fa sperare che anche l’Rt del prossimo monitoraggio dell’Iss scenda sotto 1, ma è presto per dirlo. Non prima della prossima settimana – rileva Sestili – dovrebbero infatti cominciarsi a vedere gli effetti della riapertura del 7 gennaio”.

Quanto al tasso di positività, secondo Sestili “ci si dovrebbe domandare se con l’inclusione dei test rapidi nel conteggio abbia un senso guardare a questo rapporto”. Il problema, osserva, è che “nel computo totale dei tamponi ci sono strumenti di misura troppo diversi tra loro: mettere insieme tamponi molecolari e test rapidi è come decidere di misurare la distanza fra la Terra e la Luna con mezzi diversi fra loro come lo sono uno strumento ottico di precisione e un righello. Solo di qui alle prossime settimane – prosegue – potremo sapere quanti casi positivi emergono dai test rapidi e da molecolari e calcolare il rapporto nei due casi separatamente e metterlo a confronto”.

Questo calcolo permetterà di capire, per esempio, se i tamponi rapidi sono affidabili o meno. C’è poi da considerare la disomogeneità delle regioni. Per esempio, in Sicilia, Piemonte, Veneto, Lazio e nella provincia autonoma di Bolzano, i test rapidi costituiscono oltre il 50% del totale dei test (con punte del 71% in Sicilia); in altre regioni si oscilla fra il 20 e il 30%, mentre altre sembra non li facciano. È il caso di Calabria (1,3%), Campania e Molise.

Secondo Sestili “è possibile che queste ultime regioni si facciano i test rapidi, ma che non si siano organizzate per trasmetterli”. Anche questo, conclude, “crea un problema nella statistica e nell’analisi dei dati”. L’auspicio è che “nel tempo le differenze tra le regioni si assottiglino: solo allora sarà possibile fare una statistica”.

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