Consumi male anche a dicembre e 2021 non parte bene

Saldi post Covid in un negozio d'abbigliamento.
Saldi Covid in un negozio d'abbigliamento. (Ansa)

ROMA. –  La morsa dell’emergenza sanitaria non si allenta, con i consumi in frenata anche a dicembre che segna un calo dell’11% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, dopo il -16% di novembre, e il Pil di gennaio 2021 atteso in ribasso del 10,7% rispetto all’anno prima.

Sono le indicazioni che arrivano dall’indice congiunturale di Confcommercio che segnala per l’intero anno un calo dell’indice dei consumi (Icc) del 14,7% ed un calo complessivo effettivo dei consumi sul territorio del -10,8% con una differenza dovuta alla diversa composizione dell’ Icc rispetto ai consumi di contabilità nazionale.

“Il 2021 inizia più in salita del previsto” ed è “difficile immaginare il rimbalzo previsto dal Governo nei prossimi mesi” osserva il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Una situazione gravissima che rischia di peggiorare con la crisi politica in atto – puntualizza – Le imprese che sono allo stremo hanno bisogno di tre certezze: indennizzi immediati e commisurati alle perdite subite, regole chiare sulla riapertura delle loro attività, un progetto condiviso sull’utilizzo efficace del Recovery Plan”.

A certificare la gelata dei consumi degli italiani è anche il tonfo del 38,9% nel 2020 rispetto all’anno precedente calcolato dall’ Osservatorio EY-Confimprese. E nel solo mese di dicembre si è registrato un arretramento del 46,6% dopo il crollo o del 67,1% segnato a novembre.

Numeri da debacle che mmostrano come, sempre a dicembre, la ristorazione abbia súbito un arretramento del 66,8%, il settore dei viaggi del 67,2%, quello dell’abbigliamento del 45% e il non alimentare del 29,3%.

Lo scenario di fondo resta quello di un’attività económica bloccata e nel report di Confcommercio, il quadro generale porta a una stima della variazione del Pil per il mese di gennaio del -0,8% su dicembre, il quinto calo consecutivo, e del -10,7% sullo stesso mese del 2020.

Unico segnale incoraggiante è la ripartenza dell’export. A novembre, dopo il calo di ottobre, le esportazioni hanno registrato un rialzo congiunturale del 4%,e una crescita anche su base annua dell’1,1% trainata da metalli, auto e macchinari, che segue il -8,4% di ottobre.

Ma dalla rilevazione dell’Istat emerge che nell’insieme dei primi undici mesi dell’anno, c’è una flessione tendenziale dell’export del 10,8%. E se crescono anche le esportazioni di  prodotti alimentari, restano sotto pressione prodotti petroliferi raffinati (-51,6%), articoli di abbigliamento (-17,9%) e articoli in pelle (-12,3%).

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