“Cina e Oms hanno agito in ritardo contro il virus”

L'arrivo degli esperti dell'Oms a Wuhan. Archivio
L'arrivo degli esperti dell'Oms a Wuhan. Archivio. (ANSA/AFP/NICOLAS ASFOURI )

ROMA. – Pechino che avrebbe potuto applicare più energicamente e più in fretta le misure di contenimento, la lentezza dell’Oms nel convocare il suo comitato di emergenza, la riluttanza dell’agenzia dell’Onu a dichiarare un’emergenza sanitaria internazionale e, da ultimo, un virus che ha avuto gioco facile a diffondersi grazie a “un’epidemia in gran parte nascosta”: a poco più di un anno dall’emergere del Covid-19 un panel di esperti indipendenti punta i riflettori sui ritardi e sulle esitazioni con cui sia la Cina – epicentro della crisi sanitaria – sia l’Organizzazione mondiale della sanità hanno agito.

A formulare le critiche questa volta è il team incaricato dalla stessa agenzia delle Nazioni Unite di valutare in modo imparziale la propria gestione della pandemia. E i risultati del loro rapporto non faranno piacere al capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Dopo la decisione degli Stati membri dell’organizzazione di lanciare un’indagine indipendente, lo scorso maggio, era stato proprio lui a luglio ad annunciare la creazione del gruppo per “una valutazione onesta” di come ha operato la sua organizzazione.

Oggetto peraltro fin dall’inizio di numerose critiche: dal ritardo e dai cambi di rotta nel raccomandare di indossare le mascherine alla presunta compiacenza verso la Cina.

Ora la squadra guidata dall’ex primo ministro neozelandese Helen Clark e dall’ex presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf non fa sconti né a Pechino né a Ginevra.

“Sarebbe stato possibile agire più rapidamente sulla base dei primi segnali”, segnalano nel loro rapporto, e le misure di contenimento avrebbero dovuto essere immediatamente attuate in tutti i Paesi che si trovavano ad affrontare un caso probabile. Chissà se la storia avrebbe potuto andare in un altro modo.

Certo, a distanza di un anno, il film cui il mondo sta assistendo appare molto diverso: il virus non solo è arrivato dalla Cina in tutti i continenti ma nel frattempo ha iniziato a sviluppare mutazioni che preoccupano medici e governi per la loro maggiore capacità di contagiare.

E col timore che prima o npoi possano sfuggire alla copertura dei vaccini sviluppati finora. Anche per questo gli Stati scalpitano per accelerare: le dosi di Pfizer e Moderna non bastano e, da ultime, Austria,

Grecia e Danimarca faranno pressione sull’Agenzia europea del farmaco perché approvi in fretta anche il farmaco di AstraZeneca.

Intanto una delle varianti finite sotto la lente d’ingrandimento dei medici, quella isolata in Sud Africa, è arrivata pure sulle nevi e tra le strade chic di St. Moritz: ennesima riprova di come al tempo del Covid una vacanza possa trasformarsi da un momento all’altro in una prigionia dorata.

Stavolta è capitato agli ospiti di due alberghi dell’elegante località svizzera: il Badrutt’s Palace Hotel e il Kempinski Grand Hotel des Bains sono stati messi in quarantena dopo la scoperta di un focolaio, con almeno dodici contagiati.

E dunque, tutti blindati in stanza, test a tappeto, scuole di sci chiuse, didattica a distanza e mascherina obbligatoria in tutto il comune, per cercare di contenere il contagio. Senza escludere che nei prossimi giorni il cantone dei Grigioni non debba decidere ulteriori misure.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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