Coronavirus in Italia: situazione statica, tasso positività al 9%

Operatori sanitari in attesa di essere vaccinati a Napoli.
Operatori sanitari in attesa di essere vaccinati a Napoli. ANSA/CESARE ABBATE

ROMA. – Una situazione statica, destinata a restare tale probabilmente per tutta la settimana: così gli esperti leggono gli ultimi dati dell’epidemia di Covid-19, che fotografano una situazione nella quale l’Italia era ancora in zona rossa. Tuttavia i numeri dei ricoveri in terapia intensiva e nei reparti Covid sono alti e la pressione dei ricoveri si sta facendo sentire in modo importante sul Servizio Sanitario Nazionale (Ssn).

I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi in 24 ore sono aumentati di 15.774, pari all’11% in più, a fronte di 175.429 tamponi eseguiti. Di conseguenza il tasso di positività, ossia il rapporto fra casi positivi e tamponi, è sceso dell’11% rispetto al giorno precedente, attestandosi sul 9,0%. Il numero dei decessi è sceso del 18% in 24 ore, passando da 616 a 507, e il numero complessivo delle vittime della pandemia di Covid in Italia ha superato la soglia di 80.000, con 80.326.

I ricoveri nelle unità di terapia intensiva registrano una riduzione del 2% in 24 ore: sono stati 57 in meno rispetto al giorno precedente saldo giornaliero tra ingressi e uscite, con un totale di 165 ingressi che ha portato il numero complessivo dei ricoverati a 2.579.

Nei reparti Covid si sono registrati 187 ricoveri in meno in 24 ore, con un numero complessivo di 23.525 pazienti ricoverati. Complessivamente dall’inizio dell’epidemia i casi sono 2.319.036, le vittime, 80.326. Gli attualmente positivi sono 564.774 (-5.266 rispetto a ieri), i dimessi e i guariti 1.673.936 (+20.532).

La situazione delle regioni vede la Lombardia al primo posto, con 2.245 nuovi casi rispetto al giorno precedente, seguita da Sicilia (1.969), Veneto (1.884), Lazio (1.612), Emilia Romagna (1.178), Campania (1.098) e Piemonte (1.009).

“Sono dati che fotografano una situazione sostanzialmente stabile”, ha detto il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche” e del network di comunicazione della scienza “giorigosestili,it”.

Al momento, ha osservato, “non si rilevano né un aumento né una discesa dei casi. In questa settimana stiamo registrando ogni un numero di nuovi casi che oscilla fra 10.000 e 20.000”. E’ una sorta di plateau che fotografa una situazione passata in quanto “i dati che stiamo analizzando sono quelli di contagi avvenuti due settimane fa, quando l’Italia era in zona rossa”.

Per esempio l’indice Covindex calcolato sulla base del rapporto tra il numero dei nuovi casi positivi e i tamponi effettuati e confrontabile all’indice di contagio Rt, indica un valore inferiore a 1, lo 0,9: un primo segnale di un effetto della chiusura natalizia.

“Il punto – ha detto ancora Sestili – è capire che cosa è avvenuto dopo la riapertura del 7 gennaio”. A partire dal 15 gennaio, secondo una circolare del ministero della Salute, al conteggio dei casi contribuiranno anche i test antigenuci rapidi.

Nel frattempo negli ospedali la situazione è seria, come emerge dal monitoraggio dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) relativo al 12 gennaio: le terapie intensive occupate da pazienti Covid tornano, a livello nazionale, sopra la soglia d’allerta del 30%, attestandosi al 31%, l’1% in più rispetto a 7 giorni fa. Cresce dell’1% rispetto a una settimana fa anche il numero dei posti letto in reparto occupati da pazienti Covid, che arriva al 37% e resta sotto la soglia d’allerta del 40%. Sono 10, però, le regioni che superano questa ‘soglia critica’, una in più rispetto al 6 gennaio”.

Una situazione altrettanto seria emerge dall’allarme lanciato dal presidente della Fadoi (Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti), Dario Manfellotto: “dall’inizio dell’anno i ricoveri nei nostri reparti sono cresciuti del 3% a causa di un nuovo aumento dei contagi. E da quello che vediamo nell’attività quotidiana i numeri sono destinati a crescere”.

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