Coronavirus in Italia: segni di terza ondata, tasso positività a 14,8%

Controlli dei carabinieri per le verifiche circa il rispetto della normativa anti Covid.
Controlli dei carabinieri per le verifiche circa il rispetto della normativa anti Covid in vista delle imminenti festività Natalizie e di fine anno a Roma, 4 dicembre 2020. ANSA/UFFICIO STAMPA CARABINIERI +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

ROMA. – I numeri dell’epidemia di Covid-19 in Italia restano alti e, secondo l’analisi della fondazione Gimbe, potrebbero essere il segnale dell’arrivo di una terza ondata. Tornano a salire anche i dati sui ricoveri nelle unità di terapia intensiva, aumentati soprattutto nelle regioni alle quali i provvedimenti adottati nel periodo natalizio avevano assegnato la zona gialla.

I dati del ministero della Salute indicano che rispetto al giorno precedente i nuovi casi sono stati 18.020, per un totale di 2.220.361 dall’inizio dell’emergenza. I tamponi eseguiti in 24 ore sono stati 121.275, oltre 57.000 in meno rispetto al giorno precedente, e il tasso di positività, risultato del rapporto fra casi positivi e tamponi, sale così al 14,8%, dopo che nei due giorni precedenti sembrava essersi attestato all’11,3%.

In aumento anche i ricoveri nei reparti ordinari, con 117 in più in 24 ore (23.291 in totale), e quelli nelle unità di terapia intensiva, con 16 più del giorno precedente fra ingressi e uscite e 156 ingressi in 24 ore. Gli attualmente positivi sono 571.055, con un aumento di 2.343 in 24 ore; guariti e dimessi sono stati 15.659, per un totale di 1.572.015 dall’inizio dell’emergenza. I decessi sono stati 414 in 24 ore, con un incremento inferiore a quello registrato il 5 e il 6 gennaio, e con un numero complessivo che supera 77.000 (77.291).

Aumentano i casi anche nelle regioni. Il Veneto continua a registrare l’incremento maggiore in 24 ore, con 3.596; seguono con oltre 2.000 casi Lombardia (2.799) ed Emilia Romagna (2.228) e con oltre mille casi Lazio (1.779), Sicilia (1.435), Campania (1.052) e Piemonte (1.004). I dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) relativi al 6 gennaio indicano inoltre che in una settimana sono aumentate da sei a nove le regioni che superano la soglia d’allerta nazionale (30%) per i ricoveri Covid nelle terapie intensive.

Aumentano poi da otto a nove le regioni che superano la soglia del 40% dei posti nei reparti ospedalieri. “Si intravede l’inizio della terza ondata”, scrive la Fondazione Gimbe nel suo monitoraggio settimanale (29 dicembre – 5 gennaio 2021), rilevando che sta avvenendo “l’inversione della curva dei nuovi casi, dopo sei settimane consecutive di calo”.

I numeri sono tutt’altro che incoraggianti anche per Massimo Galli, direttore di Malattie infettive presso l’ospedale Sacco di Milano: “Mi auguro che non ci si debba trovare in una situazione simile a quella di due mesi fa. Ma i numeri – ha detto – non sono per niente rassicuranti”. Per il presidente del Gimbe, Nino Cartabellotta, “non è più accettabile l’affannoso inseguimento del virus con l’estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia del nostro Paese, produce danni alla salute delle persone e aumenta il numero dei morti”.

Una posizione vicina a quella del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), per il quale la zona gialla istituita in 11 regioni in novembre non sembra essere stata di aiuto nel controllare l’andamento dell’epidemia.

L’analisi relativa all’andamento a livello regionale dei posti da pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva per Covid-19 indica che fra le 11 regioni e province autonome alle quali è stato assegnato il colore giallo almeno una volta a novembre, 9 mostrano trend di crescita e 2 di stasi e nessuna mostra segni di decrescita.

I ricoveri in terapia intensiva sono aumentati in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Umbria e Veneto. Si osserva invece una situazione stazionaria in Sardegna e nella provincia autonoma di Trento.

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