Maxi retata a Hong Kong, arrestati 53 attivisti

Conferenza stampa del Civil Party dopo gli arresti.
Conferenza stampa del Civil Party dopo gli arresti. EPA/JEROME FAVRE

PECHINO. – Con una drammatica maxi retata scattata all’alba e che ha mobilitato oltre mille agenti, la polizia di Hong Kong ha arrestato 53 attivisti del fronte democratico con la pesante accusa di sovversione in base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino sull’ex colonia britannica.

Tutti rischiano l’ergastolo in forza dell’articolo 22: nel mirino organizzatori e sostenitori del voto di massa che a luglio vide oltre 600.000 cittadini recarsi a scegliere i candidati dell’opposizione alle elezioni di rinnovo del parlamentino locale, rinviate poi al 2021 a causa della pandemia.

A sei persone è stata contestata “l’organizzazione del complotto”, agli altri 47 la partecipazione, secondo quanto ha spiegato la polizia. Il segretario alla Sicurezza John Lee ha denunciato quello che ha definito un “complotto vizioso” contro il governo. Lee ha spiegato che “le persone coinvolte sono sospettate di voler fare uso del piano “35+” per paralizzare in qualche modo il governo di Hong Kong”, aggiungendo che non sarà tollerato alcun “atto sovversivo”. La campagna, in altri termini, puntava alla conquista della maggioranza nell’assemblea di 70 seggi per bloccare il governo aumentando la pressione verso le riforme democratiche, in una strategia “sovversiva”.

Il governatore della città non è eletto direttamente e soltanto la metà dei seggi è aperta al voto democratico, con l’altra metà affidata per lo più a figure pro-Pechino. La polizia ha citato la regola secondo cui se il parlamento non approva per due volte il bilancio annuale, il governatore è tenuto a dimettersi, mentre la legge sulla sicurezza nazionale proibisce di interrompere e di interferire con l’amministrazione della città.

L’ultima spallata di Pechino all’autonomia di Hong Kong ha provocato la durissima reazione di Antony Blinken, scelto dal presidente eletto Usa Joe Biden come futuro segretario di Stato.

“Gli arresti di massa dei manifestanti pro-democrazia – ha twittato Blinken – sono un attacco a coloro che difendono coraggiosamente i diritti universali. L’amministrazione Biden-Harris starà al fianco del popolo di Hong Kong e contro il giro di vite di Pechino sulla democrazia”.

“Gli arresti coordinati di più di 50 attivisti pro-democrazia inviano il segnale che il pluralismo politico non è più tollerato a Hong Kong”, ha affermato da parte sua Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. “Chiediamo la liberazione immediata delle persone arrestate”, ha aggiunto.

Mentre il Regno Unito ha denunciato “un attacco grave” alle libertà e ai diritti di Hong Kong per bocca del ministro degli Esteri Dominic Raab.

La Cina ha difeso la maxi retata che ha portato all’arresto anche dell’avvocato per i diritti umani John Clancey, cittadino americano.É stata una misura necessaria, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, secondo cui l’unico danno fatto “è stato a quel tipo di libertà di alcune forze esterne e di individui in collusione tra loro nel tentativo di danneggiare la stabilità e la sicurezza della Cina”.

Gli arresti pongono Pechino, intenzionata ad andare fino in fondo sul capitolo Hong Kong, ancor più in rotta di collisione con gli Usa e creano ulteriori difficoltà all’Europa a pochi giorni dall’accordo sugli investimenti raggiunto con Pechino, con il via libera del parlamento di Strasburgo che diventa sempre più difficile.

La polizia non ha citato gli arrestati, ma le loro identità sono state rivelate dai diretti interessati sui social media e organizzazioni d’appartenenza: ci sono ex deputati e attivisti, tra cui James To, Lam Cheuk-ting, Benny Tai e Lester Shum.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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