ROMA. – I numeri dell’epidemia di Covid-19 tornano a salire dopo il fine settimana, quando rallenta il ritmo dei test: aumentano i tamponi e i casi rilevati e il numero dei decessi ha subito un’impennata, anche questa probabilmente dovuta a un rallentamento delle notifiche nel week end.
Le stime elaborate dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, indicano inoltre che l’indice di contagio Rt ha superato 1, passando dallo 0,89 di Natale a 1,01. Secondo i dati del ministero della Salute in 24 ore i nuovi casi sono aumentati di 15.378 (oltre 4.500 in più rispetto all’incremento del giorno precedente) e che sono stati eseguiti 135.106 tamponi (oltre 57.000 in più del giorno precedente).
Il rapporto fra casi positivi e tamponi si riduce così all’11,3% dal 13,8% registrato nei due giorni precedenti. Per il sesto giorno consecutivo si registra comunque un valore superiore al 10%. I decessi sono stati 649 in 24 ore per un totale di 76.329. Gli ingressi nelle unità di terapia intensiva sono stati 202 in più in 24 ore, contro i 136 del giorno precedente; il numero complessivo dei ricoverati con sintomi è aumentato a 23.395 da 23.317. N
egli ultimi giorni è stato inoltre superato a livello nazionale il valore di 1 per l’indice Rt, come emerge dai calcoli di Battiston, basati sui dati della Protezione Civile e che ottenengono risultati simili a quelli utilizzati dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e Fondazione ‘Bruno Kessler’.”Più che il valore assoluto, è interessante la tendenza nel tempo dell’indice Rt e questa – osserva Battisotn – indica che, rispetto a Natale l’Rt è salito di un decimo di punto, passando da 0,89 a 1,01″.
Una crescita “che corrisponde agli effetti di quanto è avvenuto nella settimana precedente”, osserva il fisico riferendosi alle aperture e allo shopping natalizio. “Oggi, invece, cominciamo a vedere i primi effetti del lockdown. Non sono effetti drastici, ma di contenimento, e se le restrizioni proseguiranno ancora per una settimana, l’effetto sarà più visibile”.
Per Battiston è quindi “la conferma che l’andamento dell’indice Rt in Italia è legato all’andamento delle misure contenitive” e che, in vista dell’assegnazione delle zone, “è importante spostare verso il basso i limiti in Rt che le definiscono, adottando valori più bassi, come proposto in queste ore dal ministero della Sanità. Quando Rt è superiore a 1 la situazione inizia ad essere preoccupante ed occorre intervenire con misure restrittive”.
Fra le regioni è ancora il Veneto a registrare l’incremento maggiore, con 3.151 casi in più in 24 ore, seguito dalle sei regioni che hanno avuto un incremento maggiore a mille casi: Lazio (1.719), Sicilia (1.576), Emilia Romagna (1.506), Lombardia (1.338), Piemonte (1.109) e Puglia (1.109). Le situazioni nelle regioni sono molto diverse anche per quanto riguarda il valore Rt.
In molte “l’indice Rt è salito e c’è contemporaneamente un alto numero di infetti attivi: in queste condizioni le misure di contenimento sono fondamentali per evitare che si inneschi un processo potenzialmente esponenziale”, osserva Battiston. Il Piemonte ha una situazione più gestibile perché il numero dei casi positivi è sceso da 80.000 da 20.000 e l’indice Rt è ancora in discesa sotto 0.5.
Appare gestibile anche la situazione in Toscana dove, sebbene con il passaggio da zona arancione a gialla l’Rt sia risalito da 0,3 a 1 e desti qualche preoccupazione, i casi di infetti attivi sono drasticamente diminuiti da 45.000 a 10.000. In altre regioni, invece, l’Rt non è mai sceso sotto 1. In Puglia, per esempio, da settembre i casi sono aumentati di almeno 22 volte, passando da 2.400 a 53.000: l’essere rimasto a lungo in zona gialla non ha aiutato il Veneto, dove l’epidemia ha continuato lentamente a diffondersi e l’Rt è ancora attorno a 1,03.
(di Enrica Battifoglia/ANSA)