Barricate contro rettore pro-Erdogan, studenti arrestati

Il presidente turco, Erdogan
Il presidente turco, Erdogan. FOTO WIRED

ISTANBUL.  – L’ultimo obiettivo di Erdogan è il tempio dell’università laica. All’indomani di Capodanno, quasi in sordina, il presidente turco ha nominato per decreto un suo fedelissimo come nuovo rettore dell’Università del Bosforo di Istanbul, tra le più prestigiose del Paese.

L’ennesimo diktat ha invece fatto molto rumore, dando il via a una protesta virale sui social e a manifestazioni di piazza, finite con l’arresto di almeno 17 studenti. Prima era giunta la rivolta dei professori, che in una lettera aperta avevano criticato una scelta ritenuta inadeguata, anche perché ricaduta su una figura esterna al corpo docente.

Poi, davanti al campus affacciato sul Bosforo, laboratorio per la formazione di generazioni di classi dirigente locali, è arrivata nonostante l’emergenza Covid-19 la protesta degli universitari.

Appena scaduto il coprifuoco imposto per le festività, in centinaia hanno sfilato con le mascherine sul volto e i cartelli in mano per chiedere un passo indietro all’uomo del presidente, il 50enne Melih Bulu. Appese sul cancello dell’ateneo, in un sinistro avvertimento, sono comparse delle manette.

“Lui se ne andrà, noi resteremo”, si leggeva su manifesti improvvisati, oltre a quello che è diventato lo slogan della campagna: “Non vogliamo un rettore nominato”. Perché nel mirino non c’è solo la vicinanza a Erdogan del professor Bulu, che nel 2015 fu candidato deputato per il suo Akp e ora si difende sostenendo di aver iniziato a fare politica nell’opposizione laica, o le accuse di plagio accademico emerse nei suoi confronti.

Quello che non va giù è anche il sistema di nomina dall’alto del rettore, introdotto dopo il fallito colpo di stato del 2016 con l’obiettivo dichiarato di purgare l’accademia dai presunti professori golpisti legati a Fethullah Gulen.

Stamani, in blitz all’alba come con pericolosi criminali, la polizia turca è piombata a casa di una trentina di studenti scesi in piazza. Almeno 17 sono finiti in manette con accuse di “resistenza a pubblico ufficiale” e violazione della normativa sulle manifestazioni, mentre altri 11 risultano ancora ricercati. La replica è giunta con l’immediata convocazione di nuove manifestazioni.

Fondata nel 1863 come Robert College e rinominata nel 1971, l’Università del Bosforo, dove i corsi si tengono in inglese, era già stata al centro di proteste antigovernative, tra cui quelle del 2018 contro l’intervento militare in Siria. Allora, per tutta risposta, Erdogan chiamò studenti e professori “traditori” e “terroristi”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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