Bufera su Trump per le minacce sul voto, “un golpe”

Donald Trump. (ANSA)

WASHINGTON.  – “Abuso di potere”, “golpe”, “reati da impeachment o da tribunale”: è bufera su Donald Trump, che ora rischia un’inchiesta dopo la lunga telefonata minatoria al segretario di stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger, per sollecitarlo a “trovare” abbastanza voti da ribaltare la vittoria di Joe Biden nel Peach State.

Stato, quest’ultimo, teatro anche dell’ultimo duello a distanza tra lo stesso Trump e il presidente eletto con i comizi per i due ballottaggi che martedì decideranno le sorti del Senato.

Il farneticante colloquio, la cui registrazione è stata pubblicata dal Washington Post, ha indotto i dem ad andaré all’attacco, anche se i vertici del partito finora non si sono pronunciati, dal presidente eletto Joe Biden a Nancy Pelosi, che domenica è stata incoronata speaker della Camera per la quarta volta. É però uscita allo scoperto la vicepresidente eletta Kamala Harris: “É un insolente, sfrontato abuso di potere da parte del presidente degli Stati Uniti”.

“Il disprezzo di Trump per la democrazia è messo a nudo”, le ha fatto eco il potente deputato Adam Schiff, mentre il suo collega Jerry Nadler annunciava che i dem al Congresso esamineranno le implicazioni legali della telefonata. Due deputati hanno già scritto una lettera al capo dell’Fbi Christopher Wray chiedendo di indagare sulla telefonata, mentre Raffensperger ha ammesso che il presidente rischia un’inchiesta della procura della contea di Fulton, dove voleva cambiare i risultati.

Un’indagine è stata proposta dal Wp in un editoriale intitolato “Da impeachment. Probabilmente illegale. É un colpo di Stato”. Anche gli esperti legali contattati dal New York Times concordano che Trump potrebbe aver violato le leggi che proibiscono interferenze nelle elezioni statali e federali, ma pensano che sia difficile incriminarlo.

Di diverso avviso l’ex leggendario reporter del  Watergate Carl Bernstein: “Un’altra pistola fumante”. Pure nel campo repubblicano non mancano riserve e condanne. “Una mossa eccezionalmente pericolosa”, la reazione della numero tre del Grand Old Party alla Camera Liz Cheney. E proprio suo padre, l’ex vicepresidente Dick Cheney, sarebbe l’ispiratore della lettera con cui dieci ex capi del Pentagono hanno ammonito severamente Trump dalle colonne del Washington Post che “il tempo per contestare i risultati elettorali è passato” e che l’esercito non può essere usato per cambiarli.

Il passo falso del presidente rischia di avere ricadute negative sui cruciali ballottaggi in Georgia, dividendo ulteriormente il partito e scoraggiando l’afflusso degli elettori repubblicani con la sua infondata teoria delle frodi elettorali, mentre gli avversari sono favoriti da un voto anticipato che ha già superato i tre milioni di elettori. In caso di vittoria, i dem controllerebbero tutto il Congresso e l’agenda di Biden non avrebbe ostacoli.

Trump ha giocato le sue ultime carte in un comizio a Dalton, dopo aver consegnato la Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile Usa, al controverso deputato Devid Nunes per aver “svelato il più grande scandalo della storia americana”, la “bufala del Russiagate”.

Gli resta poi la contestazione della certificazione del voto del collegio elettorale al Congresso il 6 gennaio, ma alcuni pezzi grossi del partito con ambizioni presidenziali, come il senatore Tom Cotton, si sono già sfilati.

Biden ha puntato invece sull’area metropolitana di Atlanta, decisiva per la sua storica vittoria in questo Stato, anche se solo per 11.779 voti mila voti: da Raffensperger Trump ne voleva uno in più.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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