Coronavirus in Italia: l’epidemia torna a crescere, oltre 11.200 casi

Tenda in Piazza di Spagna (Roma) dove effettuare test anti-Covid.
A tent to carry out rapid anti-hygienic swabs and serological tests on COVID-19 set up by a pharmacy in Piazza di Spagna, downtown Rome , 29 December 2020. In these days Italy is on orange zone with medium level of coronavirus restrictions. ANSA / FABIO FRUSTACI

ROMA. – Torna a crescere l’epidemia di Covid-19 in Italia. I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi sono stati 11.212 nell’arco di 24 ore, contro gli 8.585 del giorno precedente, ma il rapporto fra casi positivi-tamponi è sceso all’8,7% mentre il 28 dicembre sfiorava il 12,5%.

Nelle ultime 24 ore sono infatti aumentati anche i tamponi, con 128.740 contro i 68.681 del giorno precedente. Cifre ancora molto basse per garantire il tracciamento. Ancora alto anche il numero dei decessi, pari a 659 contro i 445 del giorno precedente. Si osserva comunque anche un incremento nei guariti o dimessi, pari a 17.044.

Tra le regioni è ancora il Veneto a registrare il maggiore incremento di casi, con 2.655; segue il Lazio con 1.218 casi in più in 24 ore e, a distanza, la Sicilia, con un incremento di 995 casi. Sono dati che indicano come sia in atto una ripresa dei contagi in tutta Italia, iniziata fra 10 e 12 giorni fa, come emerge anche dall’analisi condotta dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

Una ripresa, rileva l’esperto, testimoniata da un aumento nel rapporto fra i casi positivi e i casi testati (ossia il numero dei tamponi al netto di quelli fatti più volte alla stessa persona). I dati attuali sono comunque da considerare una sorta di fotografia della situazione di due settimane fa e “soltanto nella prima settimana di gennaio – osserva l’esperto – potremo vedere gli effetti delle misure restrittive entrate in vigore a ridosso del Natale, che ci si augura possano contrastare l’aumento dei casi che si sta registrando”.

Per questo, secondo Sebastiani, occorre cautela prima di decidere sulla riapertura delle scuole. Quest’ultima è infatti una delle principali incognite di gennaio. “La riapertura delle scuole – osserva – se si riparte il 7 gennaio, senza conoscere ancora l’effetto delle misure di contenimento durante il periodo delle feste”.

Un’altra incognita è nel fatto che gennaio, con le sue temperature più rigide, “è periodo in cui i virus veicolano di più, compresi quelli dell’influenza”. C’è poi l’incognita della trasmissibilità e del ruolo che potrebbe giocare la comparsa della cosiddetta variante inglese del virus Sars Cov2 nella diffusione dei contagi.

L’analisi condotta dal matematico, basata sulla differenza percentuale tra i valori di queste grandezze rispetto ai valori di una settimana prima, indica che “il periodo di stasi registrato nella prima metà di dicembre è terminato e conferma il cambio di tendenza anche una ripresa dei ricoveri, sia nei reparti Covid sia nelle unità di terapia intensiva.

La situazione a livello nazionale, osserva l’esperto, trova una conferma anche dalle analisi condotte a livello regionale. Unica eccezione è al momento la provincia autonoma di Bolzano. Il Veneto ha raggiunto il picco intorno al 20 dicembre e, mentre i ricoveri nei reparti Covid-19 sono in una fase stazionaria, nelle unità di terapia intensiva si osserva una crescita.

Il rapporto casi positivi-casi testati nel Lazio è aumentato dal 3% di inizio ottobre fino a raggiungere il picco a metà novembre, con il 13%, e poi è avvenuto un calo fino al minimo di fine novembre (11%) e dai primi dicembre c’è una risalita che non si ferma e che è arrivata al 23%.

A inizio ottobre era al 3% anche il rapporto casi positivi-casi testati in Lombardia, dove a metà novembre si è raggiunto il picco del 48%, poi c’è stata anche in questo caso una discesa che ha toccato minimo il 20 dicembre e, dopo una fase di appiattimento, la curva comincia a mostrare segni iniziali di risalita.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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