Bonomi: “Italia lenta. Covid, non è stato fatto il necessario”

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi
Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi partecipa all'assemblea pubblica organizzata da Anima presso la fiera di Rho a Milano, 14 Ottobre 2020. ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA. – Dal bilancio di fine anno del leader degli industriali emerge la fatica nel tentare di colmare il “vuoto di un confronto”: Carlo Bonomi accenna più volte all’ostinazione degli industriali nel fare “costruttivamente” proposte, e sottolinea che “Governo e politica avrebbero dovuto cercare proprio con le imprese un confronto diretto, concreto e costante” sull’impatto dell’emergenza Covid come anche sugli “errori di lungo periodo” che frenano il Paese.

C’è anche preoccupazione sulle prospettive di ripresa economica e su come la politica sta gestendo la “possibilità storica di decidere in una sola volta dell’utilizzo di oltre 200 miliardi”. E’ poi dura la critica al Governo per la gestione sanitaria della pandemia. E’ con una lettera interna – che l’ANSA ha potuto leggere -, inviata per fine anno ai presidenti delle associazioni confederate, che il presidente di Confindustria si sofferma a lungo, per undici pagine, in “qualche considerazione su ciò che questo tremendo 2020 ha comportato”.

Scrive in un momento in cui “l’ipotesi di una ripresa a V si allontana mentre lo scenario consueto di una crescita più lenta per l’Italia rispetto all’Eurozona diviene probabile”, mentre “la ripresa dei livelli 2019, molto legata all’avvio di una imponente campagna vaccinale, rischia di essere rimandata al 2023”. Le critiche sulla gestione dell’emergenza sanitaria non riguardano la fase dell’esplosione dell’emergenza: il Governo aveva di fronte un compito “immane”.

Ma gli otto mesi successivi, scrive Bonomi, “pesano molto, perché in termini di sicurezza sanitaria non è stato fatto quel che a febbraio non si poteva improvvisare ma che poi era assolutamente necessario realizzare”; “Se registriamo più di 3 volte il numero di vittime della Germania, che ha 23 milioni di residenti più di noi, molto non è stato fatto e molto c’è da cambiare”.

Il piano nazionale di ripresa e resilienza è ancora “un documento generico e, a tratti, incompleto”, ed il leader degli industriali avverte: “C’è ancora tempo per porre rimedio. Ma ne resta poco, pochissimo”; “Se perdiamo questa occasione storica e ce la giochiamo male, tra bonus elettorali e governance in mano ai partiti e ai loro cronici mal di pancia, vuol dire che gettiamo le basi per perdere altre posizioni nel mondo. Per anni e anni”.

Sulle risorse straordinarie in arrivo già peserà “il prezzo amarissimo da pagare a decenni di errori nelle politiche di bilancio”: il 40% non verrà speso in investimenti aggiuntivi, sarà bruciato “per swappare debito già esistente e contenerne la galoppata”, dice Bonomi rivendicando la “ragione” degli industriali nella battaglia di sempre “contro la corsa del debito” pubblico.

Anche le linee della riforma del fisco, focalizzata sull’Irpef, per Bonomi “rappresentano un esempio della costante sottovalutazione delle imprese”. Ed ora che “avanza il tema delle nazionalizzazioni” ribadisce: “Non vogliamo statalizzazioni senza piano industriale dopo Alitalia e Ilva. E vedremo come andrà su Aspi e Mps. Per ciascuna di queste avremmo preferito e continuiamo a preferire soluzioni di mercato”.

“Dietro tutte le iniziative di Governo non si avverte una strategia di sviluppo, ma solo una confusa ma significativa sfiducia verso il mercato e l’impresa”. Per i temi interni a via dell’Astronomia la sottolineatura è sull’azione di “energica revisione” che si concretizza già con la previsione di bilancio 2020 che “torna ad avere un avanzo di 944mila euro, in crescita a 2 milioni nel 2021”.

Mentre il gruppo Sole24Ore “è e resta un asset imprescindibile e indisponibile” dell’associazione degli industriali: “Per questo ci dedichiamo al suo rafforzamento”, indica Bonomi, che torna a smentire ogni “infondata illazione” su “cessioni o ingressi nel capitale”.

(di Paolo Rubino/ANSA)

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