Coronavirus in Italia: superate 70mila vittime, crescono casi in 6 Regioni

Personale sanitario in un ospedale di Milano in tenuta anti-Covid.
Personale sanitario in un ospedale di Milano in tenuta anti-Covid. ANSA / PAOLO SALMOIRAGO

MILANO. – Superata la soglia delle 70.000 vittime da Covid da inizio pandemia in Italia, e il contagio sembra frenare più lentamente. Per capire davvero l’andamento della curva epidemica alla vigilia di Natale, però,secondo gli esperti, bisogna guardare non al Paese nel suo complesso, bensì alle singole Regioni: emerge così una situazione estremamente variegata, ‘figlia’ della suddivisione in zone rosse arancioni e gialle di novembre, che espone alcune aree ad un maggior rischio in vista della riapertura delle attività del 7 gennaio.

Secondo il bollettino del ministero della Salute, sono 14.522 i nuovi casi positivi registrati nelle ultime 24 ore su 175.364 tamponi effettuati (in aumento rispetto ai 166.205 test del giorno precedente). Il tasso di positività si conferma ancora prossimo all’8%. I pazienti in terapia intensiva per Covid-19 diminuiscono di 63 unità nel saldo tra ingressi e uscite, mentre i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari calano di 402 unità rispetto al giorno precedente.

Di fatto la curva epidemica nazionale continua a ridursi, ma più lentamente: lo dimostra l’indice di trasmissibilità Rt, “che si attesta a 0,91 rimanendo pressoché stabile da tre settimane”, spiega il fisico Roberto Battiston dell’Università di Trento. Anche gli esperti della Fondazione Gimbe rilevano che gli effetti delle misure restrittive adottate lo scorso 3 novembre si stanno affievolendo, tanto che nell’ultima settimana si è verificata un’inversione di tendenza, con i nuovi casi in aumento in sei Regioni: Basilicata, Calabria, Lombardia, Marche, Sardegna e Val d’Aosta.

L’aumento più significativo è quello di Sardegna (+8%) e Marche (7,4%), mentre quello più contenuto è quello della Valle d’Aosta (+2,4%). “Oggi ci troviamo in una situazione molto variegata”, spiega Battiston. “Ci sono Regioni come Toscana, Umbria e Valle d’Aosta, che sono riuscite a ridurre drasticamente il numero di infetti attivi; altre, come Veneto e Trentino, dove il motore dell’epidemia è ancora attivo con l’indice Rt appena sopra 1; altre ancora, come Puglia e Sardegna, che stanno registrando adesso il picco di infetti attivi dopo che si è spenta la fiammata della seconda ondata”.

Proiettando questi dati al 7 gennaio, e partendo dal presupposto che le misure restrittive previste per le festività vengano rispettate, emerge che “alcune Regioni come Toscana, Piemonte e Lombardia potranno affrontare la sfida della riapertura con un margine di sicurezza probabilmente migliore di quello dello scorso settembre, dal momento che avranno un Rt più basso e un numero di infetti confrontabile o di poco inferiore”, precisa Battiston.

“Ci sono poi casi intermedi come quello del Lazio, dove rispetto a settembre l’Rt potrebbe essere più basso a fronte però di un numero di infetti attivi maggiore. Infine ci sono Regioni più a rischio, come Puglia e Sardegna, dove la riapertura potrebbe essere troppo vicina al massimo del picco e quindi peggiore che a settembre”.

Capitolo a parte per Veneto e Trentino, “dove rimane difficile fare previsioni dato che il numero di nuovi positivi è ancora in crescita”. Per quanto riguarda il numero dei decessi, “con oggi la seconda ondata ne conta 35.000, quanti se ne sono registrati nella prima ondata”, continua Battiston. “Considerando che le ospedalizzazioni nella seconda ondata sono superiori del 15% circa rispetto alla primavera, è ragionevole aspettarsi che nei prossimi 10-15 giorni si contino altre 5.000-7.000 vittime”.

(di Elisa Buson/ANSA)

Lascia un commento