Caos manovra, l’approvazione delle Camere sarà al fotofinish

Deputati in attesa di esprimere il voto alla fiducia chiesta dal governo sul dl agosto a Montecitorio
Deputati in attesa di esprimere il voto alla fiducia chiesta dal governo sul dl agosto a Montecitorio, Roma 12 ottobre 2020. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA. – Via libera del Parlamento alla manovra a pochi giorni dall’esercizio provvisorio, che scatta nel caso in cui non si riesca ad approvare la legge di Bilancio entro la fine dell’anno. La Camera approverà il provvedimento solo domenica 27 dicembre e poi il testo dovrà passare al Senato per un esame che sarà blindato.

Ad aumentare vertiginosamente il caos delle ultime ore sul documento di finanza pubblica più importante è stata la scure della Ragioneria dello Stato che si è abbattuta su 80 modifiche approvate in commissione a Montecitorio, quasi un terzo del totale. La manovra da 40 miliardi è costretta così a tornare in commissione: il governo, che era pronto a mettere la fiducia sul testo da 1.150 commi, deve attendere.

Che vi fossero dubbi sull’idoneità delle risorse trovate in fretta e furia lo scorso fine settimana nel corso di sedute stop and go, i deputati lo avevano messo nel conto. Ma nessuno si aspettava che la nota, attesa per tutto il giorno, fosse così consistente. Si puntava a un breve ritorno in commissione per un secondo esame lampo e a riportare la manovra in Assemblea per metà pomeriggio. Ma con il passare delle ore è cresciuta l’allerta.

La convinzione è che in una nuova nottata si porrà rimedio, laddove si può: tra le norme che hanno bisogno di essere riviste c’è anche quella che taglia l’Iva sui vaccini e sui tamponi. In questo caso, la Ragioneria chiede di trovare i fondi necessari perché la misura è stata approvata senza le risorse corrispondenti.

La bocciatura più sonora tocca però alla nona salvaguardia per gli esodati: “comporta maggiore spesa pensionistica”, si legge nel documento consegnato ai deputati, facendo sì che gli “esodati non siano salvaguardati ma privilegiati”. E tutto ciò, si legge ancora, si “traduce in una disapplicazione della riforma pensionistica”, in contrasto con la normativa Ue. Ma anche in questo caso si lavora a una mediazione: “i rilievi – assicura il relatore alla manovra, Stefano Fassina – che sono stati chiariti dall’Inps”.

Secondo quanto si apprende, in effetti, si tratta senza sosta per trovare una via d’uscita che dovrebbe consistere in un’ integrazione della relazione tecnica da parte dell’Istituto guidato da Tridico e un ritocco della norma, senza arrivare allo stralcio. Ora comunque toccherà alla commissione Bilancio correre ai ripari: “Sono osservazioni – spiega il presidente e esponente del Pd Fabio Melilli – in larga parte superabili, correzioni e valutazioni che non hanno una grande sostanza”, anche se – riconosce – “è abbastanza corposa”.

Trovata la quadra, si tornerà davanti all’Assemblea: in conferenza dei capigruppo si è consumata una lunga trattativa e alla fine i gruppi interloquendo con il governo hanno convenuto di rinviare la richiesta di fiducia e il voto a domani e di fissare l’ok finale per il 27.

Tra i più intransigenti FdI: “Non abbiamo nessuna intenzione di concedere deroghe – ha dichiarato il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida – se il governo non espungerà dal testo della Manovra la norma sui money transfer”. Si tratta dell’imposta sui trasferimenti di denaro all’estero effettuati per mezzo degli istituti di pagamento, i cosiddetti money transfer appunto, che l’attuale governo ha cancellato. E che non sembra intenzionato a reintrodurre.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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