Covid: 33 anziani morti in casa di cura, cinque indagati

Un'immagine della casa di riposo "residenza Borromeo" dove dall'inizio dell'emergenza del Coronavirus sono morti numerosi anziani ospitati nella struttura, Mediglia, Milano,
Un'immagine della casa di riposo "residenza Borromeo" dove dall'inizio dell'emergenza del Coronavirus sono morti numerosi anziani ospitati nella struttura, Mediglia, Milano, 18 marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

MESSINA. – Il lungo doloroso elenco comincia con Caterina Aiello, 96 anni, “deceduta – scrivono i magistrati – in data 20.06.2020 presso l’ospedale di Patti (Messina) con la diagnosi di arresto cardiaco in paziente con scompenso cardiaco, versamento pleuro-pericardico, cardiopatia ischemica cronica, cerebropatia vascolare cronica, esiti di polmonite da Covid”.

E’ la prima della lista dei 33 anziani morti di Coronavirus nella casa di cura “Come d’incanto” di Messina, durante il primo lockdown. Decessi sospetti che hanno indotto la Procura della Città dello Stretto ad aprire un’inchiesta. Oggi la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di 5 persone: responsabili della struttura, medici, personale dell’Asp, tutti accusati di cooperazione colposa, mediante omissione, in omicidio colposo.

L’ipotesi che i pm stanno verificando è che gli indagati non abbiano compiuto tempestivamente le azioni necessarie ad impedire la diffusione del contagio da Covid-19 tra gli ospiti della casa di riposo. Omissioni che non avrebbero consentito una tempestiva assistenza sanitaria e le cure per ciascun ospite contagiato.

I vertici della casa di riposo e alcuni dei medici che operavano nel centro, secondo la Procura, avrebbero taciuto la presenza dei pazienti contagiati e il rischio della diffusione del contagio. A due medici del 118 e dell’Asp, invece, la Procura contesta di aver eseguito solo 24 tamponi, nonostante fosse stata segnalata la presenza di 50 anziani con febbre alta e tosse, e di aver sottovalutato l’urgenza di conoscere l’esito degli esami.

Avere risposte sugli accertamenti avrebbe consentito di formulare tempestivamente una diagnosi e di somministrare una terapia e adottare provvedimenti per contenere la diffusione del virus. I tamponi fatti, poi, sarebbero stati mandati all’Ospedale ‘Papardo’ di Messina, nonostante nel laboratorio di analisi fossero temporaneamente indisponibili i reagenti.

Indagato anche il dirigente medico dell’Asp di Messina, all’epoca commissario emergenza Covid: la Procura ipotizza che si sarebbe limitato a prescrivere l’isolamento fiduciario degli ospiti presenti nella struttura e non avrebbe fatto immediatamente tamponare il resto degli anziani, né avrebbe evacuato la casa di riposo.

Soltanto il 25 marzo 2020, a quasi un mese dalle prime morti, furono fatti i tamponi a tutti i restanti ospiti. Su 37 29 risultarono positivi. Solo dopo il centro fu sgomberato. La Procura intende andare a fondo e ha chiesto al Gip di disporre, in incidente probatorio, una perizia medico-legale, da eseguire in collegio con specialisti in medicina legale, infettivologia e pneumologia.

Lascia un commento