Biden nomina prima nativa americana nel governo Usa

La deputata nativa dem del New Mexico Deb Haaland durante la Convention Democrata di quest'anno a Wisconsin.
La deputata nativa dem del New Mexico Deb Haaland durante la Convention Democrata di quest'anno a Wisconsin. (AP)

WASHINGTON. –  Joe Biden continua a fare la storia nominando la deputata dem del New Mexico Deb Haaland alla guida dell’Interior department, il dicastero che si occupa della conservazione delle terre federali e delle risorse naturali, nonché dei programmi per le minoranze etniche: se confermata al Senato, Haaland sarà la prima nativa americana a dirigere un ministero americano.

In precedenza Canada e Australia avevano già dato spazio nel governo ai nativi locali, ma per gli Stati Uniti si tratta di una novità assoluta. Per l’amministrazione Bien dell’ennesima “prima volta”, dopo Kamala Harris prima donna di colore vicepresidente, Janet Yellen prima donna nominata per il Tesoro, Avril Haines prima donna al timone degli 007, Lloyd Auster primo afroamericano scelto per il Pentagono, Pete Buttigieg primo gay dichiarato al governo come ministro dei trasporti, Alejandro Mayorkas, primo ispanico e primo immigrato a dirigere la Homeland security.  Insieme a tante altre scelte che fanno dell’amministrazione Biden la più diversa della storia Usa, con ampio spazio per le donne e le minoranze.

Ma la scelta di Haaland ha una forza dirompente perché quella dei nativi americani era l’unica minoranza che non aveva mai avuto una rappresentanza a livello governativo.

Nata 60 anni fa in Arizona, madre nativa e padre di origini norvegesi, entrambi militari, Haaland appartiene alla storica tribu’ dei Laguna Pueblo, 35/ma generazione originaria  del New Mexico. Diventata ragazza madre, visse un periodo difficile che per non le impedì di studiare e laurearsi in legge, impegnandosi prima nella vita della sua comunità e poi nell’attività política col partito democratico.

Partito di cui è stata presidente in New Mexico, contribuendo alla sua rinascita prima di essere eletta deputata nel 2018 insieme a Sharice Davids, entrambe prime due native americane al Congresso.

A sollecitare la sua nomina c’erano almeno 50 democratici alla Camera e 25 organizzazioni non solo indigene ma anche per la difesa del clima, che avevano scritto lettere al presidente-eletto  spiegando che era non solo la candidata più qualificata ma anche una scelta storica. Biden ha mantenuto la promessa saldando un debito elettorale.

Senza l’appoggio dei Nativi, “Joe” rischiava di non farcela in Arizona e Wisconsin, Stati in bilico dove ha vinto per un pugno di voti, anche se la comunità non è un blocco monolitico: i Lumbee della North Carolina, per esempio, hanno preferito nettamente Trump e anche tra i Navajo ci sono  elettori repubblicani. Ma la maggioranza ha sostenuto Biden.

Tre i motivi principali: i nativi sono stati tra i più colpiti alla pandemia; nel costruire il muro col Messico Trump non ha nemmeno consultato la tribu’ locale, nonostante la  barriera attraversi e distrugga siti importanti per la loro cultura; Biden ha promesso di ripristinare i confini originali del parco nazionale Bears Ear, istituito in Utah da Barack Obama ma ridimensionato da “The Donald” per estendere l’estrazione di carbone, petrolio e gas.

Se confermata,  Haaland giocherà un ruolo chiave per realizzare alcuni degli obiettivi dell’agenda di Joe: affrancare il governo federale dall’uso di combustibili fossili e ripristinare le protezioni ambientali nelle terre  pubbliche dopo che Trump ha aumentato la possibilità di trivellazione e di disboscamento.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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