Coronavirus in Italia: meno ricoveri, ma 846 morti

Editoriale - anno da dimenticare

ROMA. – Sono “contrastanti” i dati che descrivono l’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia: li definisce così il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, che nella conferenza stampa dedicata all’analisi epidemiologica rileva come da un lato si osserva una lenta riduzione dei ricoveri con sintomi e di quelli nelle unità di terapia intensiva, mentre dall’altro aumenta il numero dei decessi, saliti a 846: un segnale di come il numero dei casi positivi nel nostro Paese sia molto elevato.

I 14.844 nuovi casi di infezione registrati del ministero della Salute oggi segnano un aumento consistente rispetto al giorno precedente, ma sono aumentati anche i tamponi, saliti a 162.880, con un rapporto casi positivi-tamponi che in 24 ore torna scendere dall’11,6% al 9,1%.

“E’ il valore più basso di questo periodo, non si registrava dal 22 ottobre”, osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook “Dati e analisi scientifiche” e titolare del sito giorgiosestili.it. “Sicuramente una diminuzione importante, anche se – aggiunge – è un numero ancor ben oltre la soglia di guardia”.

Buoni i dati sui ricoveri in terapie intensive con un meno 92 rispetto al giorno precedente: numeri che, secondo Rezza, indicano un “graduale, leggero miglioramento” e che, però, mostrano che “siamo ancora sopra la soglia critica”.

E’ invece “ancora drammatico” il dato sui decessi, con gli 846 registrati nelle ultime 24 ore che segnano un aumento di 355 rispetto a 491 del giorno precedente. Si tratta, rileva Rezza, di “fluttuazioni dovute a problemi di segnalazione”, ma soprattutto il dato è “un indice che il numero di persone infettate è molto elevato”.

E’ anche un segnale di come, “dopo la fase estiva ci sia stata una ripresa imponente dell’ondata epidemica. Le misure hanno funzionato, osserva, ma il numero dei casi è elevato. E’ anche, purtroppo, evidente che i numeri dei decessi non indicano che ci si trovi di fronte a una “coda”. Tuttavia, rileva Rezza, stiamo assistendo a una “naturale evoluzione” dell’epidemia: “quando matura, vediamo casi più gravi e decessi”.

Anche per Sestili “846 morti sono ancora tantissimi ed è chiaro che spesso il martedì si pagano i numeri bassi della domenica e del lunedì per il ritardo nelle segnalazioni durante il fine settimana; sappiamo che spesso non sono decessi avvenuti nelle ultime ore. E’ un numero altissimo, che fa pensare che siamo molto all’inizio della discesa nella curva dei decessi”, aggiunge il fisico.

Considerando le medie settimanali la situazione diventa più chiara e il decremento più evidente: “Nella settimana fra il 7 e il 13 dicembre i decessi sono diminuiti del 14% rispetto alla settimana precedente: il primo decremento negativo che osserviamo nei decessi, mentre i casi positivi stanno avendo un decremento da quattro settimane consecutive”. Un andamento, prosegue Sestili, che “dà la percezione del tempo necessario perché un rallentamento nei casi positivi si rispecchi in un rallentamento nel numero deceduti”.

Poiché si tratta di un intervallo di tre settimane, secondo il fisico “nel prossimo periodo dovremmo vedere una forte riduzione numero deceduti, ma nello stesso tempo stiamo assistendo a una situazione di stallo per quanto riguarda i casi positivi”.

In generale, per Rezza, l’incidenza alta e un indice di contagio Rt “di poco inferiore a 1”, inducono a pensare che, “se non si prende alcun provvedimento, alla fine saremo costretti a fare il lockdown generale, che è quello che si vuole evitare”.

Che le misure funzionano, secondo Rezza, lo indicano anche i dati delle regioni: quelle “che avevano incidenze più elevate e che sono state sottoposte a misure più restrittive ora stanno meglio delle altre, come la Campania”. A registrare il maggior numero di casi è il Veneto, con un incremento di 3.320 in 24 ore, seguita da Lombardia (2.404) ed Emilia Romagna (1.238).

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