Coronavirus in Italia: 12.030 casi e 491 morti, superata la soglia 65 mila

Agenti delle forze dell'ordine, cin i volti coperti da mascherine, effettuano controlli anti assembramenti nelle vie del centro storico durante lo shopping natalizio, Roma
Agenti delle forze dell'ordine, cin i volti coperti da mascherine, effettuano controlli anti assembramenti nelle vie del centro storico durante lo shopping natalizio, Roma, 5 dicembre 2020. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – In Italia l’indice di contagiosità del virus SarsCoV2 torna a salire a 0,89 e, sebbene i 12.030 casi registrati dal ministero della Salute nelle ultime 24 ore indichino un calo, la situazione epidemiologica nel nostro Paese è indubbiamente difficile.

I 491 decessi in più rispetto a ieri hanno spinto il totale delle morti oltre la soglia di 65.000, con 65.011. Un’analisi dell’andamento della mortalità fatta dal ministero della Salute indica inoltre che, dopo il calo delle settimane precedenti, dal 25 novembre al primo dicembre la mortalità da Covid in Italia rimane stabile o in lieve aumento nelle città del Nord.

Non induce all’ottimismo la situazione stazionaria degli ingressi nelle unità di terapia intensiva, né il rapporto fra casi positivi con 103.584 tamponi eseguiti, risalito all’11,6%. Per il ministro della Salute, Roberto Speranza, “sono numeri ancora molto significativi. E’ vero che nelle ultime settimane c’è stata una lieve flessione per le misure adottate, ma la battaglia non è vinta e ci vuole ancora tantissima cautela. Ci vuole poco a tornare indietro e vanificare gli sforzi delle ultime settimane”.

La guardia resta alta anche a livello internazionale, dopo l’annuncio in Gran Bretagna dell’identificazione di una nuova variante del virus SarsCoV2. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non ci sono comunque prove che la variante si comporti “in modo diverso” e viene già monitorata.

Si sarebbe aspettato dati diversi, il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, che ha calcolato l’indice Rt con una tecnica simile a quella alla base delle analisi condotte dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). “Per il fisico “la curva dell’epidemia sta calando ma ci troviamo in una fase pericolosa, nella quale il contenimento e il tracciamento non attivi rischiano di vanificare gli sforzi fatti finora, soprattutto in vista della riapertura delle scuole in gennaio.

Per Battiston “oggi avrebbe dovuto esserci una netta discesa dell’indice Rt e il fatto che sia risalito è una notizia non bella, arrivata 8-9 giorni dopo il cambiamento avvenuto in alcune regioni”, ha osservato riferendosi all’ordinanza del ministero della Salute entrata in vigore il 6 dicembre scorso. Una correlazione particolarmente evidente nel caso dell’Emilia Romagna, il 6 dicembre passata da zona arancione a gialla, dove “si osserva una crescita particolarmente marcata negli ultimi tre giorni e dove l’indice Rt, a 0,96, si sta avvicinando a 1”.

Per Battiston “non dobbiamo dimenticare che oggi in Italia siamo come eravamo in primavera durante la prima ondata”, ossia a due settimane dal picco. La differenza è che ora “rischiamo di più perché siamo aperti con situazione epidemica ancora molto intensa e in pieno shopping natalizio e la voglia di rivedersi. Capisco Angela Merkel – ha detto il fisico – che ha deciso il lockdown per tutto il periodo delle festività: un provvedimento efficace in un momento delicato”.

Permettere al virus di ripartire adesso sarebbe infatti un problema: dobbiamo portare l’epidemia a valori bassi prima che riaprano le scuole. Si tratta – ha spiegato – di fare ponte fra la riapertura scuole e il momento in cui il vaccino comincerà ad essere somministrato in modo massiccio: ci vorranno mesi”.

Che per il vaccino ci vorrà tempo lo ha detto anche Speranza, per i quale “il vaccino non arriverà subito per tutti e quindi bisognerà scegliere alcune categorie, e poi ci vorrà un po’ di tempo per poter avere le dosi necessarie per tutti”.

La situazione epidemiologia non è semplice anche per il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), che come indice della situazione delicata attuale addita gli ingressi nelle unità di terapia intensiva, che non accennano a ridursi: il loro andamento risulta “costante” a partire dal 3 dicembre, quando la Protezione civile ha cominciato a diffondere i dati relativi.

Secondo il ricercatore, inoltre, è probabile che l’Italia si stia affacciando su uno scenario simile a quello che sta vivendo la Germania e che ha richiesto misure di contenimento più severe da parte del governo.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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