Conte: “Avanti con la fiducia di tutta la maggioranza”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conteindossa la mascherina al summit europeo a Bruxelles.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conteindossa la mascherina al summit europeo a Bruxelles.. EPA/YVES HERMAN / POOL

ROMA. – L’ intervista a El Pais di Matteo Renzi, dalle parti di Palazzo Chigi e del M5S, segna un “prima e un dopo” nell’ormai radicato duello tra Giuseppe Conte e l’ex premier. Le parole di Renzi, giunte mentre il capo del governo si congedava dai suoi omologhi a Bruxelles, convincono Conte, di fatto, a mollare gli ormeggi.

La verifica di governo, chiesta da Italia Viva a gran voce, suggerita dal Pd con discrezione e neanche troppo osteggiata dal M5S, alla fine ci sarà. Si svilupperà in una sorta di “consultazioni” informali che Conte, nei prossimi giorni, farà prima con i singoli partiti di maggioranza, poi con tutti. E sarà una partita a scacchi dall’esito per nulla scontato.

Con l’ipotesi di un rimpasto che torna, d’improvviso, più attuale che mai. Conte vuole vederci chiaro, vuole tastare con mano se e cosa “nascondono” le “sonore critiche, giunte a mezzo della tv o della carta stampata” di Renzi. Non solo. La messa in campo di una verifica dà corpo al cambio di passo suggerito da tempo dal presidente Sergio Mattarella. E non sarà una mera verifica sul Recovery Plan, scommettono diverse fonti di maggioranza.

Sul tavolo finiranno un po’ tutti i nodi, da quello del rimpasto a quello della legge elettorale. Conte, sebbene da Palazzo Chigi non danno indicazioni sulla tempistica degli incontri, secondo fonti di maggioranza vuole organizzare i confronti in tempi stretti, entro Natale. Gennaio è lontano e la clessidra della fiducia dell’Europa sul Conte II, da qualche giorno, si è capovolta.

Conterà anche l’ordine delle “consultazioni”. Si comincerà dal gruppo parlamentare più numeroso o da quello più “lontano” da Conte? “La logica vorrebbe che si cominciasse da Iv, poi a seguire Leu e Pd, per poi riferire al M5S il tenore delle richieste degli alleati”, suggerisce una fonte di governo pentastellata.

Di certo, al momento, quello che avverrà nei prossimi giorni tutto sembra tranne che una trattativa. Conte sulla cabina di regia non arretrerà. Il triumvirato Palazzo Chigi-Mef-Mise potrà trasformarsi in un quadriumvirato (con la presenza di Iv), si potrà aumentare il controllo politico sulla cabina di regia, potrà ridursi notevolmente il numero di tecnici al servizio dei manager ma l’idea della task force, per il premier, non è da buttare via. E’, per Conte, il jolly con cui assicurare all’Ue e agli italiani il rispetto dei tempi dei singoli progetti.

Le posizioni sono lontane, lontanissime. Le parole di Conte irritano ulteriormente Italia Viva. I contatti tra Renzi e il premier, ma anche tra gli sherpa, sono pari a zero. Tra i renziani cresce la convinzione che in caso di crisi un’altra maggioranza la si troverebbe. L’ atmosfera, insomma, sembra ricordare l’Ok Corral più che un brainstorming per far ripartire l’Italia.

E anche la exit strategy del rimpasto non è di facile percorrenza. Il solo nome potrebbe esacerbare i conflitti interni al M5S, ad esempio, anche se pure nel Movimento c’è chi ritiene opportuno dare un vigore “più politico” al governo. Con l’introduzione della figura dei vicepremier? Nulla è escluso. Il rimpasto, però, se esteso o sostanziale nei profili sostituiti, potrebbe anche costringere il premier a richiedere la fiducia alle Camere. Per dare vita ad un Conte-ter di fatto.

Nel frattempo il presidente del Consiglio, sul Recovery Plan e non solo, prova ad “aggirare” Iv anche in un altro modo: coinvolgendo, in modo netto, l’opposizione. E partendo, già nei prossimi giorni, con l’incontrare il nemico numero uno, Matteo Salvini. Tra i due, in queste ultime ore, si sta costruendo una sorta di sponda. Anche perché neanche al leader leghista, in fondo, andrebbe bene votare subito: prima, nella strategia di Salvini, c’è lo svuotamento del bacino elettorale del M5S e di FI.

Crisi o meno Conte comincia a cedere sulla maggiore collegialità nelle decisioni. Ma, allo stesso tempo, chiama tutti gli attori alla responsabilità. Come sulle deroghe tra gli spostamenti tra i Comuni a Natale. “Decida il Parlamento”, sentenzia Conte da Bruxelles. E, a Roma, qualcuno nella maggioranza scommette: “vuoi vedere che alla fine chi annunciava battaglia per le deroghe non andrà fino in fondo?”

(di Michele Esposito/ANSA)

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