Blitz antidroga, arrestati anche i fratelli Bianchi

I fratelli Gabriele (S) e Marco Bianchi in una immagine tratta da Facebook.
I fratelli Gabriele (S) e Marco Bianchi in una immagine tratta da Facebook.

ROMA. – Nuovi guai per i fratelli Bianchi, già in carcere per l’omicidio di Willy Duarte Monteiro, il ragazzo di 21 anni picchiato a morte a settembre a Colleferro, in provincia di Roma. Marco e Gabriele Bianchi sono destinatari, insieme ad altre quattro persone, di un’ordinanza di custodia cautelare per spaccio di droga. I sei arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e tentata estorsione.

Per gli investigatori i due fratelli, esperti dello sport da combattimento Mma, avrebbero svolto una vera e propria opera di coordinamento dell’attività di spaccio di un gruppo che operava nell’area di Velletri, Lariano, Artena e in comuni limitrofi dei Castelli romani, impartendo precise indicazioni ai vari complici. Una banda che non esitava a ricorrere ad azioni violente e minacce per intimorire gli assuntori ‘insolventì e obbligarli a pagare.

Dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Velletri, guidati dal maggiore Tommaso Angelone , è emerso che gli acquirenti erano consapevoli di dover pagare nei tempi e nei modi stabiliti e che, in caso contrario, avrebbero potuto subire una vera e propria «spedizione punitiva».

«I Bianchi ad Artena sono conosciuti per essere dei despoti nei confronti dei loro coetanei e sono temuti nel paese per il loro stravagante stile di vita fatto di violenze e smodatezze e spesso si fanno valere per essere abili conoscitori di arti marziali tipo Mma» ha affermato un testimone (padre di un ragazzo vittima di un’aggressione per non aver «onorato» un debito di droga da 20 euro) citato dal gip di Velletri Ilaria Tarantino nell’ordinanza di custodia cautelare. In molti temevano i fratelli Bianchi.

“Nel corso delle indagini è emerso che molti soggetti acquirenti di droga hanno reso alla polizia giudiziaria dichiarazioni palesemente reticenti manifestando timore per la propria incolumità – ha scritto il gip nell’ordinanza di custodia cautelare -. Appare evidente il rischio di condizionamento dei possibili testimoni».

Per gli inquirenti il giro d’affari sarebbe stato “importante” tanto da consentire agli arrestati uno stile di vita elevato, tra auto di grossa cilindrata, abiti griffati, orologi di valore, vacanze esclusive e serate nei locali documentate con foto e video sui social.

«Dagli accertamenti estesi al nucleo familiare degli indagati è emerso con riferimento in particolare agli indagati Marco e Gabriele Bianchi che non svolgono attività lavorativa stabile e non dispongono di redditi leciti, non hanno praticamente mai presentato dichiarazioni dei redditi» ha sottolineato il gip di Velletri aggiungendo che “dall’analisi dei conti correnti intestati quasi tutti con saldo pari a zero, sono state rilevate pochissime operazioni, per importi irrilevanti e risalenti nel tempo.

Tale circostanza induce a ritenere che gli indagati traggano i loro mezzi di sussistenza unicamente da attività illecite e in particolare dallo spaccio di sostanze stupefacenti, attività, questa, che presuppone la disponibilità di denaro contante e non tracciabile».

Le consegne della droga da parte del gruppo venivano eseguite con metodo «itinerante», concordando cioè di volta in volta, luoghi, orari e modalità sempre differenti. Il circuito era ben collaudato, a tal punto che, nonostante il «lockdown» avvenivano ugualmente, sfruttando le poche occasioni in cui erano consentiti gli spostamenti sul territorio.

(di Chiara Acampora/ANSA)

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