Con ‘Europa green’ cinque milioni di nuovi posti di lavoro

Un giovane davanti a una agenzia interinale
Un giovane davanti a una agenzia interinale (ANSA/ FRANCO SILVI)

MILANO. – L’Europa green sarà una realtà nel 2050 quando si raggiungerà la neutralità carbonica a costo zero. Con questo percorso si potranno creare 5 milioni di nuovi posti di lavoro. In questo contesto l’Italia sarebbe avvantaggiata rispetto alla media europea, grazie al possibile minor costo delle rinnovabili elettriche e quindi della produzione di idrogeno.

Il percorso di decarbonizzazione del Vecchio continente è stato tracciato da McKinsey & Company che ha analizzato l’impiego di oltre 600 leve di riduzione delle emissioni in 75 sotto settori e 10 aree geografiche, valutandone l’impatto sull’occupazione e su altri fattori socio-economici.

Questo percorso richiede un’azione contestuale in cinque settori cruciali: elettrico, trasporti, costruzioni, industria e agricoltura. Il settore elettrico, secondo la ricerca, sarebbe il primo a raggiungere zero emissioni nette, a metà del 2040. I trasporti raggiungerebbero l’obiettivo nel 2045, le costruzioni a fine 2040, quello industriale nel 2050, e a seguire l’agricoltura. Entro il 2050, la domanda di energia elettrica raddoppierebbe e l’elettricità proveniente da fonti rinnovabili rappresenterebbe oltre il 90% rispetto all’attuale 35%, e il consumo di petrolio, gas e carbone si ridurrebbe di oltre il 90%.

Soluzioni di cattura, stoccaggio e riutilizzo della Co2 potrebbero essere adottate in alcuni dei settori industriali più difficili da decarbonizzare. Al 2030, l’elettrificazione dei consumi e l’efficienza energetica, combinate con misure per una migliore gestione della domanda e della circolarità, rappresenterebbero le leve principali per decarbonizzare il sistema.

Il percorso porterebbe alla creazione di 5 milioni di nuovi posti di lavoro legati all’energia pulita, mentre 18 milioni di persone potrebbero avere bisogno di formazione e sostegno durante la transizione.

In Italia, l’elettrificazione e l’idrogeno rappresenterebbero leve chiave per l’abbattimento delle emissioni: entro il 2050, la domanda di energia elettrica potrebbe quasi raddoppiare, mentre il consumo di carbone si esaurirebbe quasi completamente prima del 2040.

I primi importanti passi si stanno già muovendo con Enel ed Eni che hanno unito le forse e avviato un lavoro congiunto per sviluppare due progetti pilota attraverso elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile. In prima linea sul fronte dell’idrogeno c’è Snam che ha messo in campo una serie di progetti e iniziative.

Dopo la sperimentazione della prima turbina ibrida con idrogeno, che “installeremo nel 2021 nella centrale di Istrana, stiamo portando avanti dei test per verificare qual è il livello massimo di idrogeno che può essere immesso in compressori e turbine”, spiega Marco Alverà, amministratore delegato di Snam.

Il lavoro più complicato, però, è sugli stoccaggi perché non esiste letteratura al riguardo e hanno un ruolo centrale. “Stiamo comunque studiando la possibile evoluzione della rete dove dovranno coesistere biometano e idrogeno”, conclude.

(di Massimo Lapenda/ANSA)