Conte porta in Consiglio dei Ministri nodo Recovery, tensione su chiusure

Una veduta di Palazzo Chigi dove è in corso un nuovo vertice di governo sul testo del decreto di Agosto
Una veduta di Palazzo Chigi, Roma 6 agosto 2020. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

ROMA. – Evitare la terza ondata, senza separare le famiglie. Il premier Giuseppe Conte ci prova: ascolta i dubbi di alcuni dei partiti di maggioranza, che sono i suoi stessi dubbi. E apre un varco nella linea durissima scelta dal governo per le festività. Tra i ministri c’è chi, come un esponente Pd, in una riunione ha usato la metafora della guerra per dire che non si può permettere che milioni di italiani si spostino per andare a trovare i nonni.

Ma il presidente del Consiglio vuole un’Italia in “giallo rafforzato”, non un’Italia in cui famiglie separate e attività chiuse aumentino le tensioni. E apre un confronto non facile con i suoi ministri più “rigoristi” in vista del nuovo dpcm anti contagio. Sapendo che la sua maggioranza è sempre più agitata e più difficile da domare, a partire dal dossier della cabina di regia del Recovery fund, una partita del valore di 209 miliardi, su cui si annuncia un duro confronto in Cdm.

Il premier dovrebbe portare il dossier Recovery in uno dei prossimi Consigli dei ministri, forse già nella riunione prevista mercoledì alle 21. E’ la richiesta che gli sarebbe venuta da più di un ministro, visti i timori diffusi di essere estromessi dalla gestione dei progetti (e dei fondi).

Avrebbe rasserenato gli animi l’intenzione, fatta trapelare dal premier, di dare un ruolo “esecutivo” alla cabina di regia “a tre” condivisa con Gualtieri e Patuanelli, insieme ai sei manager che guiderebbero una task force di 300 persone: i progetti saranno decisi e condivisi con i ministri nel Ciae, è l’idea. Ma non solo Italia viva, anche il Movimento 5 stelle fa trapelare i suoi dubbi sul progetto.

Matteo Renzi racconta di aver detto a Conte di essere contrario alle task force ma di volere “una visione: non 300 consulenti ma una task force”. Luigi Di Maio si limita invece a invocare una “struttura snella, veloce”. Ma dice di più Vito Crimi: “Serve una struttura di missione sotto la guida di Palazzo Chigi”.

Una presa di posizione che sembra far vacillare l’idea di un impianto piramidale, con sostituzione dei 300 esperti alle strutture ministeriali, e riportare a quella che era l’idea originaria dello stesso Conte, di una gestione centralizzata a Palazzo Chigi. E’ un’idea che torna anche nelle proposte di Iv.

La avanza Maria Elena Boschi, in una turbolenta riunione sul programma di governo in cui tornano a riemergere le divisioni dal M5s sul Mes: “Meglio una struttura di missione”, dice la capogruppo di Iv. Vorrebbe dire – spiega un renziano – depotenziare il progetto piramidale e riportare tutto nell’alveo del Consiglio dei ministri: “E poi, perché no, nominare un sottosegretario competente”.

La discussione, sembra di capire, è dunque ancora molto aperta. Dal Nazareno dicono che spetta al governo dibattere al suo interno e proporre una governance. “Oltre alle strutture serve una semplificazione delle procedure” per permettere ai progetti di correre, dicono dal Pd. Ma sull’intero pacchetto in Cdm lo scontro minaccia di accendersi. Anche perché le istanze dei partiti si fanno sempre più forti e pressanti su Conte.

Di Maio torna a rilanciare un altro cavallo di battaglia del M5s: la revoca della concessione ad Autostrade o l’estromissione dei Benetton. Il Pd chiede che il premier sciolga il nodo delle riforme istituzionali e della legge elettorale, bloccate dopo il taglio dei parlamentari. Prima però Conte deve chiudere la partita del prossimo dpcm, che dovrebbe essere accompagnato anche da un decreto legge.

Ancora un volta, riemerge un confronto proseguito sotto traccia tra chi, come Leu e il Pd, è per una linea più del rigore, e chi, come Iv, vorrebbe aprire anche i ristoranti a pranzo il 25 e 26 dicembre. Il premier prende appunto dei dubbi e prova ad ascoltare le avvisaglie di un Paese stanco.

Perciò apre alla possibilità di permettere di spostarsi tra le Regioni non solo per i residenti ma anche per i ricongiungimenti familiari e per chi debba raggiungere la sua seconda casa. E prova a dare un “segnale” sulla scuola: far tornare in classe i liceali già prima di Natale. Ma qui – notano polemii Iv e M5s – il problema sono i trasporti (e il ministro Pd).

(di Serenella Mattera/ANSA)

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