Ristori non bastano: il governo valuta nuovo deficit 2020

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, in conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare i contenuti della manovra
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, in conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare i contenuti della manovra, Roma, 19 ottobre 2020. ANSA/POOL LAPRESSE/MAURO SCROBOGNA

ROMA. – L’annuncio dei vaccini fa scorgere una luce in fondo al tunnel” al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Che confida anche nella spinta in arrivo dall’ennesimo carico di provvedimenti: la manovra da 38 miliardi, i decreti Ristori uno e bis per un totale di 7,5 miliardi. Senza considerare il prossimo scostamento, che dovrebbe essere da 20 miliardi, e poi magari chissà, ancora un altro, mini.

In attesa di mettere le mani sul recovery, il governo deve fare i conti con i soldi che ha, e che da soli non bastano a “traghettare il Paese verso la fase del rilancio dell’economia”, come ha detto Gualtieri, e a dare una mano alle aziende colpite dai provvedimenti. Quei “nuovi” 20 miliardi dovrebbero servire per interventi da mettere in campo nel 2021.

Ma la cifra fa gola subito. Perché potrebbe servire, anche adesso, a rendere più efficaci i Ristori uno e bis, e magari a finanziare un ter a breve. Per questo già si parla di un possibile, ulteriore, scostamento, magari a una cifra. La questione economica si intreccia a quella politica. Il nuovo deficit deve essere approvato in Parlamento con maggioranza assoluta. E, specie al Senato – dove lo scostamento potrebbe essere votato la prossima settimana – i numeri non fanno dormire sonni tranquilli ai giallo-rossi.

C’è sempre l’ipotesi di una stampella azzurra, ma provocherebbe non pochi contraccolpi sia nella maggioranza sia nel centrodestra. Per questo, il governo punta a limitare le votazioni a rischio. Di questo groviglio potrebbe occuparsi il consiglio dei ministri già in settimana. Malgrado il treno di provvedimenti, Confindustria e sindacati non sono indulgenti col governo.

“Le risorse stanziate non sono sufficienti a evitare chiusure e fallimenti a catena”, ha detto il numero uno degli industriali, Carlo Bonomi. E anche la sua controparte, i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno da ridire: “le risorse previste per una giusta riforma fiscale appaiono non sufficienti”.

Mentre il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, avverte: “Le autorità fiscali e monetarie dovrebbero continuare a fornire sostegno. Ritirare il sostegno troppo presto o un mancato intervento tempestivo potrebbero frammentare la ripresa”. Che il dialogo fra governo e sindacati non fili liscio lo dimostra lo sciopero della pubblica amministrazione proclamato per il 9 dicembre, per protestare contro la “mancanza delle necessarie risorse per lavorare in sicurezza, per avviare la stabilizzazione del precariato”.

La ministra della pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, accusa: “Qualcuno pensa di bloccare l’Italia e mettere a rischio la già fragile tenuta sociale”. Camera e Senato devono ora dividersi i compiti. Malgrado sia passato un giorno dal varo definitivo in consiglio dei ministri, Montecitorio attende ancora l’arrivo del Bilancio. L’iter parlamentare è comunque già scandito: comincerà lunedì, con le audizioni di Gualtieri, dei sindacati e delle associazioni di categoria, compresa Confindustria.

Mentre martedì toccherà a Bankitalia e Corte dei Conti. “Sono certo che nella commissione Bilancio il clima sarà positivo – ha detto il presidente, Fabio Melilli (Pd) – Tutte le sollecitazioni che ho ricevuto dalle forze politiche vanno in questa direzione”.

Al Senato, invece, l’iter dei dl Ristori in commissione congiunta Bilancio e Finanze inizia mercoledì. Salvo che la mole di emendamenti, quasi 3 mila, non comporti uno slittamento. La maggior parte delle richieste di modifica, circa 2 mila, è delle opposizioni. Fra quelle presentate dalla maggioranza, una del Pd chiede che il requisito della perdita di fatturato per accedere ai contributi a fondo perduto non venga calcolato sul solo mese di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019 – come avviene adesso – ma su un periodo più lungo che vada da aprile a settembre 2020, o da aprile a giugno 2020, rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno precedente.

In attesa del varo definitivo dalle Camere, i soldi stanziati dai provvedimenti sono cominciati ad arrivare. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha spiegato che finora sono stati erogati contributi a fondo perduto per 7,6 miliardi di euro, tra quelli previsti dal decreto rilancio e dal primo decreto ristori.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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