La Lega boccia lo scudo a Mediaset. Ira di Fi

Matteo Salvini e Silvio Berlusconi in una foto d'archivio.
Matteo Salvini e Silvio Berlusconi in una foto d'archivio. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – La Lega boccia a freddo l’emendamento al decreto Covid, ribattezzato “anti-scalata” nel settore tv. E subito scoppia lacerante lo strappo tra Forza Italia e Lega. In un clima di veleni e sospetti reciproci, secondo tanti azzurri, dietro il voto della Lega ci sarebbe la voglia di reagire alla nuova strategia “aperturista” del Cavaliere rispetto al governo, linea politica assolutamente indigesta al partito verde.

Tra i leghisti, invece, c’è chi sente invece puzza di “inciucio” tra Berlusconi e la maggioranza con al centro la tutela di Mediaset. Tutto accade in pochi minuti: durante i lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato in tarda mattinata, i componenti leghisti decidono di votare contro la norma depositata ieri sera in Senato dal relatore Valeria Valente, misura che punta a tutelare l”italianità” dei gruppi editoriali del nostro Paese, ovviamente Mediaset compresa.

Forza Italia, a caldo, all’ora di pranzo, nei capannelli del Transatlantico trattiene a fatica la sua rabbia. Andrea Cangini esprime su Facebook l’indignazione che non è solo sua: “La realtà supera la finzione e svela la vacuità di certa retorica politica. In Commissione la Lega ha appena votato contro la norma che difende le aziende nazionali di telecomunicazioni da scalate straniere (caso Mediaset-Vivendi). Matteo Salvini, evidentemente, ha cambiato slogan: da “prima gli italiani” a “prima i francesi”.

Maurizio Gasparri usa toni più cauti. Non crede a un’azione mirata, quanto a un voto frutto di semplice sciatteria: “Molti di voi pensate a chissà che – osserva parlando ai cronisti – ma penso sia stato solo un errore. I leghisti mi dicono che volevano solo votare contro le proposte della maggioranza”.

Altri azzurri però non credono minimamente alla tesi dell’incidente. La presenza in Commissione del navigatissimo senatore Roberto Calderoli, a loro giudizio, conferma sopra ogni ragionevole dubbio che la mossa sia stata studiata a tavolino.

Nel corso del pomeriggio trapela un grande lavoro da parte dei pontieri, impegnati a riportare la calma tra Salvini e Berlusconi. C’è chi giura che questa diplomazia alla fine porti la Lega, compresa la gravità del gesto, ad approvare in Aula l’emendamento. Ma alla fine le cose vanno in modo diametralmente opposto.

Lo strappo si consuma platealmente in Aula, quando Matteo Salvini, intervenendo a sorpresa, conferma il voto di astensione. “Ho sentito Berlusconi – esordisce Salvini – e posso dire che non credo all’inciucio con la maggioranza su questo emendamento. Anche per me – chiarisce – Mediaset è una grande azienda italiana.

Ma pongo un problema di merito: serve tutelare la concorrenza in un mercato come l’informazione, serve dare certezza nel settore. Ma va fatto con una riforma organica fatta in trasparenza. Gli emendamenti che arrivano alle 10 di sera non sono il modo migliore. Senza retropensieri. Per dare fiducia al fatto che ci sia la riforma, ci asterremo su questo provvedimento. Quando saremo al governo – conclude – il centrodestra farà la riforma”.

Poco più tardi, come previsto, passa l’emendamento con 190 sì, 5 no e 53 astensioni, appunto quelle leghiste. E in serata via libera al decreto Covid che ora passa all’esame della Camera per il voto definitivo.

(di Marcello Campo/ANSA)

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