M5s: Stati Generali online, rebus terzo mandato

Gli Stati Generali del Movimento 5 Stelle.
Gli Stati Generali del Movimento 5 Stelle. (Screenshot da Il Blog delle Stelle)

ROMA. – Con l’avvio dello screening per la ricerca dei 30 “relatori” che in aggiunta ai delegati territoriali prenderanno parte al dibattito finale, si avvia verso la conclusione il tortuoso iter per la celebrazione degli Stati generali del M5S.

Un appuntamento annunciato per la prima volta sul blog delle Stelle a novembre 2019 per svolgersi la scorsa primavera ma che, tra lockdown e divieti di assembramento, arriva a portarsi a compimento a distanza di un anno esatto dall’avvio del suo iter.

La chiusura del ‘congresso’ M5s, che si terrà il prossimo fine settimana, non sarà in presenza anche se saranno tanti i delegati chiamati a partecipare e altissima la volontà di prenderne parte: basti pensare che solo per coprire la quota dei 30 relatori votati su scala nazionale dagli iscritti sono state presentate più di mille candidature.

Tra queste anche quelle di big come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Paola Taverna ma anche Danilo Toninelli e Giulia Grillo. E sarà allora che, probabilmente, andrà in scena lo scontro tra due visioni del M5S del futuro, con l’ala dei duri e puri decisa a porre il tema dello stop alla deroga al secondo mandato.

Già alla presentazione delle candidature scatta la polemica. Tra gli europarlamentari candidata a intervenire c’è Tiziana Beghin mentre lamenta la sua esclusione Piernicola Pedicini: “Puoi partecipare agli Stati Generali, ma solo se sei d’accordo con quanto è stato già deciso fin dall’inizio!!” protesta in un post dove pubblica lo screenshot della comunicazione della sua esclusione da parte del capo politico.

E al suo post fa sponda chi, tra i parlamentari, vede gli Stati Generali come un grande esercizio democratico destinato, tuttavia, a non prendere alcuna decisione. Tra gli assenti ci sono Beppe Grillo e Davide Casaleggio oltre a gran parte della componente governativa del M5S: da Alfonso Bonafede a Riccardo Fraccaro fino a Stefano Patuanelli.

Domenica pomeriggio ci sarà il “confronto aperto in streaming” in cui potranno intervenire anche coloro che non sono fra i delegati scelti dagli 8 mila iscritti che hanno preso parte alle prime tre settimane di confronto a livello regionale. I partecipanti saranno in tutto 305 ripartiti in tre gruppi: gli attivisti “semplici”, poi i parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali e quindi i sindaci e i rappresentanti a livello municipale e comunale.

Anche i tavoli di confronto saranno tre. Si parlerà dell’agenda politica per ridefinire i temi al centro delle battaglie politiche nei prossimi anni. Altro tema sarà l’organizzazione e la struttura del M5s con la decisione se arrivare ad una leadership condivisa e se assumere o meno una struttura simile a quella di un partito. Infine i principi base e le regole del Movimento come l’apertura ad alleanze con altri partiti e la fine o meno della regola del tetto ai due mandati.

Proprio la questione dei tre mandati sembra allo stato uno dei temi cruciali anche se di fatto non all’ordine del giorno perché formalmente non affrontata da quasi nessuna delle cosiddette “mozioni” in campo. Fatta eccezione per quella capitanata da Di Battista che nella sua piattaforma ha fatto esplicito riferimento al divieto di derogare al limite dei due mandati, se non per ricandidarsi nel proprio comune di appartenenza.

Da questo punto di vista sarebbe lui ad accogliere l’indicazione, arrivata forte e chiara, dai territori che avrebbero dato mandato ai loro delegati a non avallare in alcun modo deroghe a questo principio cardine del M5s.

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