Coronavirus in Italia: stabile la crescita dei contagi, virus in tutta Italia

Ambulances arrives at the Policlinico Tor Vergata Hospital first aid during the second wave of the coronavirus pandemic, in Rome, Italy, 3 November 2020. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – L’Italia è in una situazione di “escalation” perché il virus SarsCov2, a differenza della prima ondata pandemica, circola ora in tutte le Regioni, ed anche se si registra una certa stabilizzazione della curva epidemica negli ultimi giorni, il trend più stabile è su un numero di casi giornalieri che resta molto elevato.

Sono infatti 30.550 i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore, circa 2mila più di ieri, ed è stabile anche l’incremento delle vittime, 352 in un giorno che portano il totale a 39.764. L’ultima analisi della situazione epidemiologica – in attesa che per effetto del nuovo dpcm si definiscano le regioni zone rosse a maggior rischio e per le quali si prevedono misure di chiusura più restrittive – arriva dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, e dal direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza.

I numeri continuano a destare allarme: sono 67 i pazienti ricoverati nelle terapie intensive nelle ultime 24 ore, incremento che porta il totale a 2.292, e ci sono attualmente in Italia 443.235 positivi, con un incremento rispetto a martedì di 25.093. Di questi, 22.116 sono ricoverati nei reparti ordinari (+1.002 più di ieri).

Ancora una volta è la Lombardia la regione con il maggior incremento dei casi: 7.758 individuati nelle ultime 24 ore. Balzo in avanti anche della Campania, con 4.181 nuovi casi, quasi 1.200 più di martedì. Seguono Piemonte (+3.577), Veneto (2.436) e Lazio (2.432).

“Dopo aver avuto una fase di transizione, ci troviamo in una fase che tecnicamente definiamo di escalation e quindi in parte dobbiamo usare misure di contenimento e in parte misure di mitigazione – ha spiegato Brusaferro in audizione in Commissione Affari Sociali della Camera -. A differenza della prima ondata, il virus circola in tutte le regioni”.

Inoltre alcune Regioni sono già oltre la soglia massima prevista per ricoveri e terapie intensive: “Ciò vuol dire che se abbiamo oltre il 40% di occupazione dei letti di area medica per patologie Covid – ha chiarito – allora dobbiamo riprogrammare le attività sanitarie dilazionabili per altre patologie, così da trovare posto e dare priorità ai pazienti con SarsCov2”.

E le previsioni a medio termine non sono incoraggianti poichè andiamo incontro a una fase invernale in cui l’infezione “ci accompagnerà”. Quello che si delinea dunque, secondo il presidente Iss, è un andamento a ‘stop and go’: “Avremo fasi con una crescita più spiccata che richiederanno un’escalation delle misure, e poi, nel momento in cui i dati mostrano una diffusione rallentata e contenuta, quelle misure vengono rilassate. Ma non vorrà dire ‘liberi tutti’, perché dobbiamo affrontare i prossimi mesi con questa circolazione, quindi i livelli di cautela dobbiamo mantenerli”.

Parla di trend verso una stabilizzazione ma su “livelli piuttosto elevati” Gianni Rezza che, durante la conferenza stampa di oggi al ministero della Salute sulla situazione epidemica, ha rilevato come diminuire l’afflusso ai Pronto soccorso e alle strutture ospedaliere sia in questo momento “assolutamente una priorità”.

Ma c’è un altro dato cruciale di cui tener conto: “Il numero di positivi sul numero di tamponi effettuati supera il 10%, quindi la proporzione di positivi sui test eseguiti è piuttosto elevata e questo – afferma – è un segnale non del tutto buono”.

Quando infatti la percentuale della positività al tampone supera il 4%, si è dinanzi ad una forte circolazione del virus ed in tutte le regioni italiane, ha rilevato anche Brusaferro, “c’è questa caratteristica”.

Ciò nonostante tale rapporto positivi/tamponi sia in calo e risulti pari a 14,4 nelle ultime 24 ore, due punti in meno rispetto a lunedì. L’attesa è ora anche per valutare se le misure restrittive prese con il precedente dpcm abbiano portato dei frutti: “Ci auguriamo di vedere qualche segnale positivo nelle prossime due settimane, ma molto – ha concluso Rezza – dipenderà dai comportamenti di ciascuno di noi, oltre che dalla capacità di resilienza del sistema e dal potenziamento dell’assistenza domiciliare e sul territorio”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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