Covid, allarme vescovi: “Alle Caritas il 45% sono nuovi poveri”

File di 'nuovi poveri' alle Caritas.
File di 'nuovi poveri' alle Caritas.

ROMA. – I vescovi italiani lanciano l’allarme “nuova povertà”, dinanzi a una pandemia che “sta correndo veloce e con i suoi tentacoli pare stringere in una morsa soffocante, ancora una volta, la nostra quotidianità”. E’ il vice presidente della Cei, monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole, a farsi interprete delle preoccupazioni dei presuli italiani in apertura del Consiglio episcopale straordinario, convocato oggi in videoconferenza proprio per fare fronte alle nuove incognite generate dal Covid di seconda ondata.

Intanto si aggravano le condizioni del cardinale presidente Gualtiero Bassetti, ricoverato da sabato scorso nella struttura di Medicina d’Urgenza Covid 1 dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, e che la notte scorsa, “dopo una variazione dei parametri vitali”, è stato trasferito nella Terapia Intensiva 2, “dove proseguono le terapie del caso”. Il cardinale, comunque, “è vigile e collaborante”, fa sapere la Cei.

Facendo riferimento al recente rapporto della Caritas, pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre), mons. Meini ha posto l’accento nella sua introduzione sugli “effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19”.

“Si profila una grave recessione economica, terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà – ha avvertito -. I dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione. L’incidenza dei ‘nuovi poveri’ passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due si rivolge alla Caritas per la prima volta”.

Aumenta, in particolare, “il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9% dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa”. “Gli anziani sono costretti ad una solitudine sempre più isolante”, ha proseguito il vice presidente Cei.

Una crisi che, secondo i dati della Banca d’Italia, “nei mesi di aprile e maggio, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, nonostante gli strumenti di sostegno ricevuti”. “A tutto ciò si unisce il tema del lavoro, con la sofferenza sperimentata da tutte quelle categorie che sono costrette a grandi sacrifici, dai tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi, dal mondo dello spettacolo e della cultura…”, ha aggiunto.

“Le nostre Chiese non hanno mai smesso di assicurare la loro prossimità con aiuti specifici”, ha detto ancora Meini, ma “oggi come mai nel recente passato, siamo chiamati a entrare in contatto con le ferite profonde dell’umanità del nostro tempo”.

“Siamo certi che le parrocchie, le associazioni e i movimenti, seguendo l’esempio del Buon Samaritano, sapranno farsi carico delle sofferenze con cura, dolcezza e umiltà”, ha aggiunto.

E mentre fra le ipotesi c’è il rinvio dell’assemblea generale Cei prevista dal 16 al 19 di questo mese, nell’imminenza del nuovo Dpcm e delle nuove restrizioni previste dal governo Conte, da Meini è venuto un richiamo nel segno di “un forte e apprezzabile senso di responsabilità per la salute di tutti”.

“Le relazioni interpersonali e comunitarie sono preziose – ha detto -, ma altrettanto importante, persino vitale, si rivela in questa fase la massima prudenza nei contatti e nelle occasioni pubbliche di riunione”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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