Ospedali pieni, la Francia invia i malati in Germania

Polonia, screening coronavirus agli automobilisti
Polonia, screening coronavirus agli automobilisti. EPA/Andrzej Grygiel POLAND OUT

ROMA. – Con oltre 11 milioni di contagi ed una curva ancora preoccupante, l’Europa continua ad issare barriere per difendersi dalla seconda ondata della pandemia.

In Francia i malati sono così tanti che si tornerà a trasferirne una parte in Germania, a Parigi si torna a parlare di coprifuoco. Da Berlino il governo tedesco avverte che si entra in una “fase decisiva”, mentre in Olanda e Spagna arrivano nuove strette.

In Francia, epicentro europeo della pandemia, dove si è tornati a una crescita monstre dei contagi, oltre 50mila al giorno, gli effetti del secondo lockdown nazionale non sono ancora evidenti. Tanto che nei prossimi giorni riprenderanno i trasferimenti di parte dei malati dalle regioni più colpite verso Germania, Svizzera e Lussemburgo. Come durante la prima ondata.

A Parigi il tasso è altissimo, con un contagio ogni 30 secondi ed un ricovero ogni 15 minuti, ha spiegato il ministro della Salute Oliver Veran. Nella capitale si è tornato a parlare del coprifuoco, che era stato revocato dopo l’entrata in vigore del confinamento generale.

Il portavoce del governo Gabriel Attal lo ha dato per acquisito, dalle 21, in tutta l’Ile-de-France, definendo “insopportabile” che ancora troppe persone non rispettino le regole. Fonti vicine al premier Jean Castex hanno chiarito che sul tavolo c’è solo una proposta di limitare gli orari degli esercizi commerciali, e nulla è stato ancora deciso. Il portavoce Attal si è poi scusato per la fuga in avanti, ma il fatto che se ne discuta è una spia della gravità della situazione.

In Germania, allo stesso modo, si fanno i conti con un numero di contagi in crescita “esponenziale”, ha spiegato il ministro della Salute Jens Spahn, alla prima conferenza stampa dopo essersi ripreso dal Covid.  E cresce “troppo” anche il numero di coloro che hanno bisogno della respirazione artificiale, ha aggiunto: è la fase “decisiva”, in cui si capirà se la reintroduzione del lockdown ‘light’ consentirà di uscire dall’emergenza senza troppi danni.

Il confinamento è scattato anche ad Atene e in altre regioni della Grecia. In Austria è entrato in vigore il coprifuoco dalle 20 alle 6, all’indomani dell’attentato terroristico che ha sconvolto Vienna.

Un ennesimo giro di vite è alla porte in Olanda. Dopo la chiusura di bar e ristoranti, è il turno di teatri, cinema, musei e altri luoghi ricreativi. I contagi hanno effettivamente rallentato, ma restano alti, e soprattutto gli ospedali sono in sofferenza.

Il sovraccarico degli ospedali è in cima alle preoccupazioni dei belgi. A Bruxelles le unità di terapia intensiva hanno raggiunto la capacità massima, il che significa che tutti i nuovi pazienti dovranno essere inviati agli ospedali in altre città. In tutto il Paese ce ne sono già oltre 1.300, un record.

In Spagna, nonostante una delle situazioni più gravi in tutta Europa, l’ipotesi del lockdown non è ancora contemplata. E le autonomie fanno da sole. Come le regioni settentrionali di Castiglia e delle Asturie, che hanno disposto la chiusura di bar e ristoranti, chiedendo misure più severe al governo nazionale. Solo Madrid, infatti, può autorizzare il confinamento a casa.

In Europa orientale la situazione non è più rosea, anzi. Solo a guardare gli ennesimi record, tra nuovi contagi e vittime, in Romania, Bulgaria e Polonia. Persino la Svezia del “tutto aperto” è costretta a porre limiti al numero di persone sedute ai tavoli dei ristoranti. Perché il virus, ha ammesso il governo, “sta andando nella direzione sbagliata”.

(di Luca Mirone/ANSA)

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