Stallo su licenziamenti, sindacati pronti alla piazza

Manifestanti scendono in piazza per il diritto al lavoro. Immagine d'archivio.
Manifestanti scendono in piazza per il diritto al lavoro. Immagine d'archivio. (ANSA)

ROMA. – Uno sciopero generale in piena pandemia. Il rischio di un conflitto sociale durissimo. Il giorno dopo l’incontro con il governo, e mentre i ministri vedono le imprese, i sindacati arrivano a evocare la piazza se il governo non garantirà piena protezione dei posti di lavoro almeno fino a primavera.

Ma una proroga del blocco generalizzato dei licenziamenti non può andare avanti all’infinito, e il governo non deve cedere “a ricatti” come le minacce di sciopero, incalza il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: per gli industriali e le altre associazioni dei datori di lavoro, bisogna ritornare il prima possibile alle “normali” dinamiche del mercato del lavoro, perché se le aziende non hanno margini per riorganizzarsi per tempo, è il ragionamento, quando finirà il blocco non potrà che essere peggio.

Le posizioni restano distanti e sarà il nuovo round di domani con i sindacati presieduto dal premier, Giuseppe Conte, a Dover tentare di trovare una intesa, anche per poter chiudere la manovra che, a due settimane dal varo, ancora non è arrivata in Parlamento: il governo – presenti i ministri Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli, mentre al posto di Gualtieri ci sono il capo di gabinetto e il sottosegretario Pierpaolo Baretta – ripropone quanto già ha illustrato ai sindacati, cioè l’idea di chiudere con il divieto generalizzato di licenziare alla fine di gennaio, e proseguire dopo quella data (anche fino a fine marzo) con blocchi “selettivi”, legati all’effettivo utilizzo della casa Covid da parte di quelle imprese che ne continuano ad avere bisogno per evidenti cali di fatturato, e che ne potranno continuare a usufruire gratuitamente.

Una proposta che non dispiace a Confcommercio, mentre la scelta di imporre invece dei costi tra il 9 e il 18% per quelle aziende che hanno perdite inferiori al 20% o che non hanno subito cali, per Confidustria è però “non accettabile”.

“Andremo avanti con la Cig fino a quando sarà necessario, in relazione all’andamento della situazione economica”, ha poi assicurato il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani: “Abbiamo fatto una scelta di protezione dei lavoratori e delle imprese; 40 dei 100 miliardi stanziati da marzo a sostegno delle imprese per salvare il sistema produttivo che rischiava il collasso”,

“Se il governo intende mantenere nell’emergenza il blocco dei licenziamenti, l’accesso alla Cassa Covid non deve prevedere aggravi per le imprese” è però il messaggio portato al tavolo con il governo da Confindustria, che si presenta ai massimi livelli. Bonomi, accompagnato dal vicepresidente per le relazioni industriali Maurizio Stirpe, e la dg Francesca Mariotti, ribadisce che quello che serve mettere in campo súbito è una riforma del mercato degli ammortizzatori sociali da affiancare a nuove politiche attive del lavoro.

E se proroga del divieto di licenziare deve essere, va accompagnata dalla casa Covid che non deve avere, però, costi per le imprese.

“Nessun grande paese ha adottato questa soluzione”, hanno ribadito gli industriali, spiegando che sin dall’inizio è stato “rispettato il binomio cassa integrazione e blocco dei licenziamenti solamente al fine di proteggere l’occupazione” ma “questo binomio aveva un senso solo a patto che alle imprese non fossero addossati costi aggiuntivi per tale scelta”. Si prosegua quindi finché dura lo stato di emergenza (che al momento finisce il 31 gennaio) ma senza costi per le imprese.

Ma il perdurare della crisi, secondo i sindacati, lascerà frutti avvelenati e per questo serve prorogare entrambi gli strumenti fino almeno al 21 di marzo, quando si esaurirebbero le nuove 18 settimane di cig Covid (6 appena introdotte con il decreto ristori, le altre in arrivo con la manovra) per chi le avesse utilizzate appieno: far passare il messaggio che da febbraio si può licenziare è “pericoloso” avverte la leader della Cisl Annamaria Furlan, “per noi – aggiunge il leader Uil Pierpaolo Bombardieri, viene prima la vita e la tutela del  lavoro e dei lavoratori.

Chi fa scelte diverse si deve assumere la responsabilità dello scontro sociale”. E senza protezioni , taglia corto il leader della Cgil Maurizio Landini, “si va allo sciopero generale”.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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