Il mondo islamico con Erdogan, rivolta contro Macron

Un manifestante brucia un'immagine di Macron durante una protesta islamica contro la Francia, a Bangladesh
Un manifestante brucia un'immagine di Macron durante una protesta islamica contro la Francia, a Bangladesh. EPA/Murtaja Lateff

ISTANBUL, 27 OTT – Decine di migliaia di manifestanti in Bangladesh, appelli al boicottaggio dal Qatar alla Giordania, minacce di vendetta dei talebani in Pakistan. Dal Medio Oriente all’Asia centrale, il mondo musulmano è in rivolta contro la Francia e il suo presidente Emmanuel Macron, accusato di “blasfemia” per aver difeso la pubblicazione delle caricature del profeta Maometto sulla rivista satirica Charlie Hebdo.

Il portabandiera della campagna contro Parigi e l’Europa “islamofoba” resta il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Dopo il suo “appello alla nazione” a non acquistare marchi francesi e le virulente accuse sul trattamento dei musulmani nel Vecchio Continente, paragonato a quello degli ebrei alla vigilia della Shoah, il suo nuovo fronte di scontro è con l’estrema destra populista dell’olandese Geert Wilders, che in una vignetta pubblicata su Twitter l’aveva rappresentato con una bomba in testa e definito “terrorista”.

Oggi Erdogan l’ha denunciato alla procura di Ankara per “offese” al capo dello Stato turco. “Quindi l’uomo che mi chiama fascista, e prima chiamava fascista e residuo del nazismo tutta l’Olanda, ora sporgerà denuncia contro di me? Il mondo alla rovescia. Perdente!”, ha subito replicato il leader di opposizione olandese, incassando anche il sostegno del premier Mark Rutte in nome della “libertà d’espressione”, che “comprende le caricature”.

Ad infiammarsi non sono però solo le piazze virtuali. Decine di migliaia di persone hanno manifestato nelle ultime ore a Dacca, capitale del Bangladesh, invocando il boicottaggio dei prodotti francesi e bruciando immagini di Macron. I dimostranti sono stati bloccati poco prima di arrivare all’ambasciata di Parigi. In Kuwait, una catena non governativa di ipermercati ha annunciato il ritiro di prodotti “Made in France”.

Casi analoghi si registrano in Qatar, alleato chiave della Turchia, dove il capofila del boicottaggio è il gruppo di supermercati Al Meera, ma anche nella più moderata Giordania, mentre l’Università di Doha ha annunciato di aver rinviato indefinitamente la ‘Settimana della cultura francese’. E dai Talebani in Pakistan arriva un’esplicita minaccia. Il boicottaggio, avvertono, “non è sufficiente: i blasfemi dovrebbero subire conseguenze. La comunità islamica dimostrerà la sua lealtà al Profeta”.

A farsi sentire è anche la diplomazia dei Paesi islamici. Dopo aver già accusato Macron di “alimentare l’estremismo”, l’Iran ha convocato oggi l’incaricato d’affari francese a Teheran per esprimere rammarico per una posizione definita “non saggia”. Secondo la Repubblica islamica, “la libertà d’espressione viene usata da Parigi per fomentare l’islamofobia”.

Una netta condanna arriva anche dal Consiglio musulmano degli anziani, con sede ad Abu Dhabi e presieduto dal grande imam di Al-Azhar del Cairo, che ha annunciato di voler perseguire legalmente Charlie Hebdo e “chiunque offenda l’Islam”; mentre l’Alto consiglio islamico in Algeria denuncia “una rabbiosa campagna” contro Maometto “con il pretesto della libertà di espressione”.

In questo clima incandescente, l’Unione europea ribadisce il suo appoggio alla Francia. “Gli appelli a boicottare i prodotti di tutti gli Stati membri allontaneranno ancora di più la Turchia dall’Ue”, avvisa la Commissione, ricordando gli impegni sugli accordi bilaterali di libero scambio.

Bruxelles sottolinea che Ankara è il suo quinto partner commerciale e che l’Ue è “di gran lunga” il primo della Turchia. E mentre Erdogan insiste sul boicottaggio della Francia, giorno dopo giorno la lira turca mcontinua a registrare nuovi minimi storici.

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