Uccide la moglie a martellate e chiama la Polizia

Una stazione della Squadra mobile.
Una stazione della Squadra mobile.

RIMINI. – “Venite a prendermi ho appena ucciso mia moglie, voglio costituirmi. L’ho fatto davvero”. Ha confessato tutto in una telefonata alla polizia di Stato, con tono pacato e ormai scarico della rabbia e della tensione che solo pochi minuti prima avevano guidato la sua mano armata di martello contro il cranio della moglie.

Giovanni Laguardia, 69 anni, idraulico in pensione, intorno alle 3.40 di notte ha ucciso in camera da letto, Vera Mudra, 61, di origine ucraina. Giovanni e Vera erano sposati da 13 anni e da allora condividevano un appartamento in viale Pola, in zona Marina Centro a Rimini. Un quartiere tranquillo dove gli appartamenti residenziali si intervallano ai residence chiusi in inverno.

Una zona centrale e signorile che d’estate si rianima, ma che non permette una vera e propria vita di quartiere. Poche amicizie, quasi nessun vicino di casa per la coppia che sembrava anche molto riservata. Otto anni di differenza tra i due, erano entrambi riminesi d’adozione. Lui veniva da Matera ed era al suo secondo matrimonio, lei dall’Est Europa, dove aveva dovuto lasciare anni fa i suoi tre figli.

Storie come tante, in cui però il fattore predominante negli ultimi anni era diventato il denaro. Giovanni era in pensione dopo aver lavorato in grosse aziende del riminese. Lei aveva fatto la badante e adesso voleva che il marito tornasse a lavorare. Che si rimettesse in attività come una volta perché la pensione non bastava a dare una mano ai figli lasciati all’estero. Pare che negli ultimi tempi, i soldi e il lavoro fossero il punto della discordia, fino a quando la scorsa notte, la situazione è tragicamente esplosa.

Quando i poliziotti sono arrivati, in viale Pola, Giovanni era in strada ad aspettarli. A quel punto gli agenti l’hanno seguito su per le scale, all’interno dell’appartamento e hanno subito imboccato il corridoio verso la camera da letto, dove aveva detto di aver lasciato la moglie ormai morta.

Sul posto sono poi arrivati oltre alla squadra mobile della Questura di Rimini, anche la scientifica e il medico legale e stando alle prime conclusioni, pare certo che la causa di morte sia stato un forte trauma cranico dovuto ai colpi inferti con un corpo contundente. Il martello, appunto, che la polizia ha ritrovato non lontano dal letto e sempre in camera da letto.

Quanti colpi e quanti siano stati quelli fatali per Vera, lo stabilirà l’autopsia per cui il pm Luigi Sgambati, che coordina le indagini, ha conferito nel pomeriggio l’incarico al medico legale. Laguardia resterà in carcere questa notte, in stato di fermo per omicidio con l’aggravante di futili motivi e per aver ucciso una persona convivente.

Domani mattina alle 9, comparirà in Tribunale davanti al gip, Benedetta Vitolo, per l’interrogatorio di garanzia alla presenza dell’avvocato difensore, Andrea Mandolesi, del Foro di Rimini. Ieri infatti dopo alcune dichiarazioni rese ai poliziotti innanzi ai quali si era costituito, il 69enne, accompagnato in Questura ed interrogato dal pm si è avvalso della facoltà di non rispondere.

“Ho visto il mio assistito intorno alle 7 di questa mattina – ha detto l’avvocato difensore – Confermo che sia stato egli stesso a chiamare la polizia, ma non essendo lucido visto il fatto tragico avvenuto, è stato giusto attendere prima aprirsi. Domani lo sentirà il giudice”.

(di Anna De Martino/ANSA)

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