Crollano assunzioni, -38% nei primi 7 mesi del 2020

Una operaia al lavoro con la macchina da cucire.
Una operaia al lavoro. (ANSA)

ROMA.  – Firmare un contratto di lavoro è un’opportunità (sempre più) rara, nell’anno funesto della pandemia: le assunzioni attivate dai privati, nei primi sette mesi del 2020, infatti, si son fermate a quota 2 milioni 919.000, con una discesa significativa, al confronto col medesimo periodo del 2019 (-38%).

E, intanto, per la Fondazione studi dei consulenti del lavoro aleggia lo spettro di una perdita di occupati “a cifra tonda”, pari ad un milione, entro il 31 dicembre nelle Piccole e medie imprese (Pmi).

Il Coronavirus, si legge nell’ultima rilevazione dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, si è messo di traverso sulla strada del reclutamento (o della stabilizzazione) del personale, specie a causa delle restrizioni stabilite dal governo per arginare la diffusione della malattia (con l’obbligo di chiusura delle attività considerate “non essenziali”), nonché per effetto della “più generale caduta della produzione e dei consumi”; il mese peggiore è stato aprile (-83% di ingressi nel mercato), poi i numeri si sono gradualmente attenuati fino al dato più basso di luglio (-20%).

A rimanere “al palo”, osserva l’Istituto di previdenza pubblica, gli aspiranti lavoratori da inquadrare con tutte le tipologie contrattuali disponibili, tuttavia la calata è risultata particolarmente accentuata per le assunzioni con modelli a termine (intermittenti, somministrati, a tempo determinato). Quanto, poi, alle cessazioni, sono state 2 milioni 808.000, in forte diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-23%), un decremento, si specifica, più consistente per i contratti a tempo indeterminato nel periodo marzo-luglio (-39%), per effetto anche dell’introduzione dei decreti “Cura Italia” e “Rilancio”, che prevedevano il divieto di licenziamento per ragioni economiche.

All’atto di tirare le somme sul 2020, lo scenario potrebbe riservare altre cattive sorprese, poiché per i consulenti del lavoro circa un milione di posti potrebbero “sfumare” nelle Pmi, perché le conseguenze della ‘crisi Covid’, insieme allo sblocco dei licenziamenti, son destinate a “presentare per l’occupazione un conto più pesante delle stime effettuate ad inizio pandemia”.

E un’ombra sinistra si allarga pure sulla “seconda ondata” del virus: il 59% dei professionisti, evidenzia una ricerca, reputa che le aziende siano, oggi, “attrezzate in materia di prevenzione”. Ma, per oltre 4 su 10 (il 44,7%), lo sono “mediamente poco, o per nulla” per “gestire il personale in caso di contagi diretti, o indiretti”.

(di Simona D’Alessio/ANSA)

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