Conte pronto a nuove misure, braccio di ferro su Dpcm

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il suo intervento in Parlamento.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il suo intervento in Parlamento. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – Un nuovo intervento nazionale anti contagio è alle porte. Lo auspica con forza il Partito democratico ma se ne sarebbe convinto anche il premier Giuseppe Conte. Non è una decisione presa. Gli sforzi del governo sono ancora tutti orientati ad armonizzare le misure regionali, per evitare confusione e garantire misure ovunque proporzionate.

Ma già nelle prossime ore, sulla base dei dati del monitoraggio settimanale, le cose potrebbero cambiare. Conte vorrebbe attendere ancora qualche giorno per valutare che effetto ha avuto l’introduzione dell’obbligo di mascherine anche all’aperto: il premier lo spiega a chi ha modo di parlargli, anche a margine della sua informativa alla Camera.

L’idea è prendersi tempo per decidere come meglio agire fino a metà della prossima settimana, per intervenire prima del weekend di Halloween. Ma intanto si rincorrono le ipotesi. Chiudere le palestre – nonostante le contromisure prese da Vincenzo Spadafora – serrare le sale giochi, ridurre l’affollamento nei centri commerciali. E, con forme e modi da definire, limitare gli spostamenti. Si valuterà, anche in base a quanto avranno fatto le Regioni.

Il quadro viene aggiornato di ora in ora. E nessuno più esclude un’accelerazione, anche se le ricette degli alleati di governo divergono. Di sicuro non ci si può permettere, avvertono i Dem, di arrivare in ritardo, anche perché nel Paese crescono rabbia e confusione.

Si registra qualche irritazione, a Palazzo Chigi, per le parole di chi, come il consigliere del ministro della Salute Walter Ricciardi, accusa la politica di aver agito in ritardo e non aver adottato finora misure in grado di scongiurare un lockdown. Non c’è intenzione, viene precisato, di alimentare nessuna polemica. Ma appaiono stonate, viste dalla prospettiva del governo, le voci di chi esprime giudizi con toni allarmisti. Non necessarie soprattutto in un momento in cui si cerca di evitare anche la cacofonia di voci di presidenti di Regione e sindaci.

E tanto più stonate se si considera che Conte ribadisce anche a Montecitorio, parlando a un’Aula tutt’altro che gremita complici le assenze causa Covid, di parole d’ordine come “collaborazione” tra istituzioni e “responsabilità” dei cittadini. Gli stessi scienziati, fa notare una fonte M5s, non sempre hanno parlato a una voce, nelle ultime settimane. Ed è giusto, concordano tutti gli azionisti del governo, che Conte persegua la linea di tutelare la scuola e la prosecuzione delle attività lavorative.

Ma che si sarebbe potuto fare di più già nei giorni scorsi, sono persuasi in molti, in particolare tra i Dem. Togliere tutto ciò che non è essenziale. Così si proverà ad evitare il lockdown nazionale, che negli scenari disegnati dall’Istituto di superiore di sanità e dal Comitato tecnico scientifico scatterebbe con un indice di contagio (Rt) superiore a 1,50 per almeno tre settimane.

La scorsa settimana l’Rt nazionale era a 1,17, nelle prossime ore ci si aspetta che il nuovo report registri l’impennata dei giorni scorsi. Ma non siamo ancora a quel punto. Dunque, è ancora su quali misure adottare per evitare di arrivare sulla soglia di un lockdown che si discute – anche animatamente – nel governo.

Il coprifuoco nazionale, per dire, è una misura considerata inefficace dallo stesso Ricciardi ma avrebbe un effetto sulle abitudini della popolazione, soprattutto nelle grandi città, e potrebbe aiutare a far alzare la soglia dell’attenzione dei cittadini anche durante il giorno.

Ecco perché i “rigoristi” invitano a tenerla nel ventaglio delle opzioni. La chiusura delle palestre e piscine, auspicata fin dalla scorsa settimana da Roberto Speranza, resta una delle misure sul tavolo ma non può essere l’unica, sostiene il ministro Vincenzo Spadafora, che ha preparato un nuovo protocollo ancora più restrittivo.

Un sacrificio si farà, è il ragionamento del titolare della delega allo Sport, se lo faranno anche ristoranti e bar, anche perché non è provato un più alto tasso di contagi nelle palestre. Quanto alla scuola, mentre la M5s Lucia Azzolina difende stenuamente l’attività in presenza, secondo i Dem sarebbe possibile un ricorso più massiccio alla didattica a distanza.

I pentastellati fanno scudo alla ministra e fanno trapelare la loro irritazione: si dovrebbero rafforzare i trasporti gestiti dalla Dem Paola De Micheli – è il concetto su cui battono da giorni – piuttosto che penalizzare gli studenti. Anche per alleggerire i trasporti potrebbe arrivare una spinta maggiore, sia nel pubblico che nel privato, allo smart working.

Togliere il superfluo, per l’ala rigorista del governo, vuol dire poi chiudere le sale giochi e limitare almeno nei weekend i centri commerciali. La stretta alla movida è stata delegata ai sindaci ma anche qui, se i dati dicessero che non basta, potrebbe intervenire il governo.

Più controverso è il passo ulteriore: lo stop agli spostamenti non necessari, sul modello del divieto di muoversi tra le province introdotto in Campania. Non toccherebbe trasportatori e lavoratori, ovviamente. Ma anche in questo caso, qualche ministro ne mette in dubbio l’efficacia, visto che “il virus ormai è ovunque”.

Il timone lo mantiene il premier Conte, che non intende derogare alla sua linea della prudenza e proporzionalità nell’azione. Ma di giorno in giorno anche la sua asticella si alza: “Non siamo come a marzo ma la situazione è seria”, dice alla Camera, con una postilla rispetto al discorso pronunciato solo dodici ore prima al Senato.

I Dem gli rispondono con Nicola Zingaretti che invoca regole anti contagio e il capogruppo Graziano Delrio, secondo il quale non è il momento di pensare al consenso o di assecondare la stanchezza e la rabbia dei cittadini. Bisogna dare loro risposte, è l’idea anche del premier: regole uniformi e una prospettiva, oltre a continuare a garantire il sostegno del governo all’economia.

“Sacrifici”, è la parola che Conte si vede costretto a pronunciare di nuovo. Tornerà a prospettarne agli italiani forse presto, con il terzo dpcm in pochi giorni. Ma lo farà solo se e quando, sulla base dei dati, avrà una indicazione chiara che ce n’è bisogno e una ricetta da offrire, per frenare la curva e tornare poi a respirare.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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